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    L’Iran elegge il nuovo presidente: conservatori pronti a tornare al potere

    Ragazze iraniane controllano i propri documenti prima di votare a Tehran, il 18 giugno 2021. Credit: EPA/ABEDIN TAHERKENAREH
    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 18 Giu. 2021 alle 17:08 Aggiornato il 18 Giu. 2021 alle 17:33

    L’Iran elegge il nuovo presidente: conservatori pronti a tornare al potere

    L’Iran oggi va alle urne per eleggere il suo ottavo presidente dalla rivoluzione del 1979, in un voto dominato dalla sfiducia per le profonde difficoltà economiche attraversate dal paese a causa delle sanzioni statunitensi e della pandemia.

    Il netto favorito è il religioso conservatore Ebrahim Raisi, capo della magistratura iraniana considerato vicino alla guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei e sottoposto dagli Stati Uniti a sanzioni per il suo coinvolgimento nelle esecuzioni di massa di prigionieri politici negli anni ’80. La sua vittoria segnerebbe la fine della permanenza al potere della fazione riformista rappresentata dall’attuale presidente Hassan Rouhani, fortemente indebolita dal fallimento dell’accordo per il nucleare del 2015, seguito dalla reintroduzione di un duro regime di sanzioni da parte degli Stati Uniti.

    Dopo la rigida selezione operata dal Consiglio dei guardiani, che ha ridotto a sette i candidati dagli oltre 500 che si erano presentati, e ad altre tre defezioni negli ultimi giorni, non sono rimaste personalità di primo piano a opporsi al 60enne di Mashhad. Nonostante l’esito scontato secondo i sondaggi, l’entità della vittoria potrebbe essere determinante per le speranze di Raisi di prendere eventualmente il posto dell’82enne Khamenei, che guida la Repubblica islamica da più di 30 anni.

    L’assenza di alternative e la sfiducia generalizzata nelle possibilità di cambiamento potrebbero spingere l’affluenza a livelli eccezionalmente bassi, secondo i sondaggi inferiore al 50 percento. Una partecipazione ai minimi dal 1979, che rischierebbe di offuscare il ritorno dei ritorno dei conservatori alla presidenza e preoccupa le autorità del paese.

    “È vero che pensiamo che i mezzi militari, politici ed economici rafforzino il nostro potere, ma nulla è importante quanto la partecipazione delle persone”, ha detto Khamenei, ribadendo oggi il suo invito a recarsi alle urne. “Ogni voto conta”, ha detto dopo aver votato nella capitale Teheran. “Venite a votare e scegliete il vostro presidente”. Le urne saranno aperte fino alle 21:30 ora italiana mentre i risultati sono attesi domani a metà giornata.

    Dopo aver perso le scorse elezioni del 2017 contro il presidente uscente Hassan Rouhani, Raisi ha coltivato un profilo da uomo politico vicino ai bisogni delle persone comuni, promettendo di istituire “governo forte per il popolo”. Da capo della magistratura, ha promuovere riforme al sistema giudiziario, che

    Secondo la magistratura, nell’ultimo anno iraniano, terminato a marzo, il numero di nuove condanne detentive è diminuito dell’11 percento mentre le grazie sono quasi raddoppiate.

    Nonostante i conservatori abbiano mantenuto una posizione critica riguardo all’accordo per il nucleare siglato da Rouhani, nelle settimane precedenti le elezioni Raisi ha ribadito di essere favorevole alle trattative per ridare vita al Piano d’azione congiunto globale (Joint Comprehensive Plan of Action o Jcpoa), promettendo di perseguire una “diplomazia intelligente e innovativa” che miri a porre fine al regime di sanzioni.

    Dopo l’esclusione dei principali oppositori dei conservatori, l’unica speranza per il fronte riformista al voto sarà l’ex governatore della banca centrale Abdlnasser Hemmati. Nominato alla guida della banca centrale nel 2018 dopo la reintroduzione delle sanzioni da parte degli Stati Uniti, ha dovuto affrontare un periodo particolarmente turbolento per l’economia iraniana, segnata dal crollo delle esportazioni petrolifere e del cambio, gestendo una difficile crisi nel settore bancario.

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