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    L’Iran abolisce la polizia morale

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 4 Dic. 2022 alle 11:11 Aggiornato il 4 Dic. 2022 alle 15:13

    L’Iran ha sciolto la polizia morale, la forza che controllava l’abbigliamento delle persone e arrestava soprattutto le donne che non si coprivano secondo i codici dettati dal regime della Repubblica islamica. Lo ha reso noto il procuratore generale del Paese, Mohamad Jafar Montazeri, parlando nella città santa di Qom, in un incontro con il clero. “La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l’ha creata”, ha detto il procuratore. Alcuni analisi considerano l’annuncio una resa al movimento di protesta popolare che si registra nel Paese da tre mesi, anche se altri parlano di decisione limitata e presa troppo tardi.

    La magistratura, spiega Montazeri, continuerà a vigilare sui comportamenti a livello comunitario e ha sottolineato che l’abbigliamento femminile continua ad essere molto importante, soprattutto nella città santa di Qom. Il portare lo hijab (il velo islamico) in modo sbagliato, “specialmente nella città santa di Qom, è una delle principali preoccupazioni della magistratura e della nostra società rivoluzionaria, ma va notato che l’azione legale è l’ultima risorsa e le misure culturali precedono qualsiasi altra”. Montazeri inoltre aveva fatto sapere che nei prossimi giorni il Parlamento e il Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale annunceranno la loro opinione sulla questione dell’hijab obbligatorio.

    L’annuncio della sospensione delle attività della polizia della morale, in Iran, “se fosse vero, sarebbe una prima grande vittoria per il movimento di protesta che va avanti da settembre. Ma non è detto che basti” agli attivisti. Questo il commento a caldo di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, all’annuncio delle autorità iraniane. “Se fosse vero sarebbe la prima vittoria del movimento di protesta. Se fosse vero, perchè bisogna vedere se questo annuncio verrà attuato e comunque arriva dopo oltre 400 morti. Ma non è detto che basti al movimento di protesta che spinge per andare avanti. Intanto, se così, è un primo grande segnale”.

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