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    La lettera (ignorata dai media) dei 30 deputati democratici Usa a Biden: “Trattiamo con Putin sulla pace in Ucraina”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 28 Ott. 2022 alle 11:56 Aggiornato il 28 Ott. 2022 alle 11:56

    Questa settimana almeno trenta deputati democratici, tra i quali spiccano i nomi di Jamie Raskin, Alexandria Ocasio-Cortez, Cori Bush, Ro Khanna e Ilhan Omar, hanno scritto una lettera a Joe Biden chiedendogli di attivare ogni canale possibile per instaurare un dialogo diplomatico con Putin e arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina.

    Poco dopo che quella lettera, su carta intestata del Congresso Usa (datata 24 ottobre), è diventata di dominio pubblico, i deputati che l’hanno redatta hanno ritrattato la loro stessa parola, prima con un comunicato chiarificatore, poi rimangiandosi tutto e prendendone le distanze.

    La lettera dei 30 deputati democratici Usa a Biden
    La lettera dei 30 deputati democratici Usa a Biden

    La vicenda ha innescato una mega-polemica sui deputati traditori del supporto a Zelensky: nell’imbarazzo generale, dunque, è iniziata una serie di spiacevoli scaricabarile tra i firmatari, i quali hanno dato la colpa ai propri assistenti per aver reso pubblica la lettera, aggiungendo che in realtà era stata scritta lo scorso luglio. Con tanto di scuse e giustificazioni più lunghe della lettera stessa.

    “La storia ci insegna che silenziare il dibattito al Congresso su fatti di guerra e pace non ha mai fatto finire bene le cose”, ha detto in una intervista Ro Khanna, deputata democratica della California.

    I firmatari della lettera
    I firmatari della lettera

    La vicenda fa riflettere perché, al di là del dibattito negato al Congresso, per la prima volta dall’inizio della guerra emergono profonde divisioni tra i democratici, e se non altro una discreta forma di dissenso all’interno del Congresso, rispetto al ruolo Usa nel conflitto ucraino.

    Ma la cosa riguarda anche alcuni deputati repubblicani (da sempre notoriamente vicini alla lobby di Big Army), alcuni dei quali non solo hanno votato contro gli aiuti a Kiev ma ora hanno anche apertamente da ridire sull’utilizzo delle finanze pubbliche in questa guerra. Il tutto nel bel mezzo di un clima politico che scotta a causa delle imminenti elezioni di metà mandato.

    La lettera, seppur significativa, difficilmente cambierà la politica estera del presidente Biden, che gode ancora di ampio supporto al Congresso.

    Basti pensare, infatti, che gli Stati Uniti finora hanno approvato oltre 60 miliardi di dollari in aiuti all’Ucraina: si tratta della cifra più grande (dai tempi della guerra in Vietnam) che gli Usa abbiano mai stanziato, verso un unico Paese, nell’arco di un singolo anno. E sono di gran lunga il maggior contributore tra i vari Paesi che inviano armi.

    A riprova del fatto che questa guerra, per Washington, va ben oltre la difesa della democrazia ucraina e della salvaguardia del diritto internazionale.

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