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    Le donne che combattono l’Isis

    Molte erano civili prima della guerra. Oggi hanno sempre un proiettile in tasca per evitare di cadere prigioniere dell'Isis

    Di Ludovico Tallarita
    Pubblicato il 17 Ott. 2014 alle 14:16 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:43

    Si chiama Mayssa Abdo e ha 40 anni, ma sul campo di battaglia tutti la chiamano Narin Afrin. In realtà, nessuno di questi due è il suo vero nome.

    È al comando di una milizia armata composta esclusivamente da donne (Ypj), affiliata alle Unità di difesa del popolo curdo (Ypg), che combatte contro l’Isis a Kobane.

    Secondo Kadar Sheikhmous, una consulente politica curda, Narin Afrin e le sue compagne hanno “resistito a numerosi attacchi dell’Isis e hanno dimostrato di essere una forza armata competente. Molte brigate in Siria e Iraq non sarebbero riuscite a resistere”, ha dichiarato Sheikhmous all’International Business Times.

    “Molte di queste donne erano civili prima della guerra, fra cui diverse studentesse universitarie. Oggi portano sempre un proiettile nelle loro tasche per evitare di cadere prigioniere dell’Isis”.

    Kenan Fani Dogan, una rifugiata politica curda, attivista e blogger che oggi vive a Stoccolma, sostiene che “la società curda percepisce da sempre le combattenti donne come simbolo di coraggio e valore”.

    “C’è un proverbio curdo che dice: “Şêr şêre çi jine, çi mêre”, che significa “Un leone è un leone, maschio o femmina che sia.”

    Qui alcune immagini delle combattenti curde contro lo Stato Islamico

     

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