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    La vita delle calciatrici egiziane

    Essere una sportiva in Egitto significa combattere contro i pregiudizi. Il calcio femminile cresce sempre di più

    Di Matteo Colombo
    Pubblicato il 29 Nov. 2014 alle 12:01 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:58

    A volte per fare la rivoluzione basta indossare una maglietta e dei pantaloncini, scendere sul terreno di gioco e prendere a calci un pallone.

    Essere una calciatrice in Egitto non vuol dire solo divertirsi con le amiche, ma anche lottare contro i pregiudizi di chi ritiene che le donne dovrebbero pensare più alla casa che allo sport.

    Il numero delle ragazze che fanno parte di una squadra di calcio sta crescendo. “Pochi anni fa c’erano soltanto sei squadre nel campionato egiziano”, mi spiega Sara El-Hawy del club Al Tayran. “Oggi esistono quasi 20 formazioni”.

    Il merito è soprattutto di Sahar El-Hawary, una signora di 53 anni che, all’inizio degli anni Novanta, ha creato il movimento calcistico femminile egiziano quasi dal nulla, partendo dai campetti di periferia. È lei che ha convinto diverse ragazze a diventare calciatrici.

    All’inizio allenava le ragazze nella sua villa del Cairo, perché nessuno voleva sponsorizzare il calcio femminile, poi sono arrivati i primi soldi e la qualificazione alla Coppa d’Africa. Oggi la situazione è cambiata e sono le stesse ragazze ad allenare le calciatrici più giovani.

    Tra loro c’è Rama, centrocampista del Wadi Degla. “All’inizio giocavo per strada con mio cugino”, racconta. “Poi mi hanno chiesto di far parte di una squadra e ho subito accettato con entusiasmo”. Rama è una calciatrice da diversi anni e perciò i suoi amici non si stupiscono se ne sa quanto loro su dribbling e fuorigioco.

    Ma non è così per tutte le ragazze. “Lo capisco quando vado a giocare nelle piccole città: spesso non ci sono tifosi al seguito delle squadre femminili. C’è poco interesse. Qui al Cairo essere una calciatrice è molto più semplice ed è un fatto accettato da tutti, altrove invece è più difficile”.

    I pregiudizi ci sono ancora, come spiega Rama. “Le persone più conservatrici ritengono che le ragazze che giocano a calcio, sul campo da gioco, compiono movimenti impropri. Nella zona dove lavoro, invece, le famiglie non hanno problemi a lasciare che le figlie si allenino con me”.

    Gli impianti sportivi del Wadi Degla si trovano a Maadi, uno dei quartieri più liberali del Cairo, e da queste parti nessuno si scandalizza se una ragazza egiziana indossa i pantaloncini per fare sport. Tuttavia alcune calciatrici di questa squadra indossano comunque il velo e si coprono le gambe con i leggings per rispettare le norme sociali e le proprie credenze religiose.

    Le giocatrici del Wadi Degla sono professioniste e alcune di loro hanno deciso di dedicare la propria vita a questo club. Rama, ad esempio, studiava giurisprudenza prima di diventare una calciatrice a tempo pieno. Altre ragazze hanno trovato un’occupazione nella holding Wadi Degla che controlla il club, ma dedicano comunque molto tempo al calcio.

    La squadra gode di buona salute e si è potuta permettere di ingaggiare anche alcune giocatrici straniere, tra cui due calciatrici algerine. In passato hanno indossato la maglia del Wadi Degla anche una ragazza inglese e un’italiana.

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