Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    La verità su Google X

    Nel laboratorio ricerche su prodotti rivoluzionari: dal volopattino all'ascensore spaziale. Ma il fallimento fa parte del gioco

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 24 Apr. 2014 alle 07:35 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 09:01

    Due edifici a tre piani in mattoni rossi, al limite del campus di Mountain View, in California. Lì si trova Google X, il laboratorio di ricerca gestito da Google dove il futuro è in fase di sperimentazione.

    Le porte dell’edificio sono rimaste finora chiuse al pubblico, mantenendo top-secret qualsiasi esperimento si svolgesse al suo interno e creando un’aurea misteriosa intorno al laboratorio. Ma Fast Company è riuscita a farsi aprire ora le porte di Google X, e quello che è venuto a galla non delude le aspettative.

    Astro Teller è lo scienziato che dirige giorno per giorno il lavoro presso il laboratorio, dedicato alla ricerca di soluzioni inedite ai grandi problemi globali. Sul suo biglietto da visita si legge “Capitano di moonshots”. Il termine “moonshots” indica quelle innovazioni audaci che hanno poche chances di successo, ma potrebbero rivoluzionare il mondo se venissero realizzate.

    Teller spiega a Jon Gertner, giornalista di Fast Company, che Google X ha il compito di sviluppare oggetti reali che interagiscano con il mondo fisico. Questo è ciò che accomuna i quattro progetti principali lanciati finora: l’automobile senza conducente, i Google Glass, i palloncini che trasmettono segnali wi-fi ad alta quota e le lenti a contatto che monitorano il glucosio.

    Ma questi sono solo alcuni dei sogni inseguiti da Google X. Nel laboratorio, gli oltre 250 ricercatori hanno provato a sviluppare un volopattino e uno skateboard a levitazione magnetica, ma hanno fallito. Hanno tentato di realizzare il sogno fantascientifico dell’ascensore spaziale ma anche questo progetto non è arrivato a conclusione.

    I ricercatori di Mountain View si sono infine cimentati col teletrasporto, ma anche qui non hanno ottenuto risultati. Eppure, come spiega Teller, cadere e rialzarsi è parte della cultura di Google X. Il fallimento non è ovviamente l’obiettivo del centro di ricerca, ma per molti aspetti è il mezzo attraverso il quale vengono raggiunti i risultati. Nel fallimento, infatti, si trova sempre una lezione utile per il tentativo successivo.

    L’unicità di Google X sta anche nel fatto che – per una volta – un laboratorio aziendale investe parte del suo budget per progetti rischiosi a lungo termine, anziché avere solo una crescente attenzione ai guadagni trimestrali: la prova che non può e non deve esserci solo un fine economico per provare, a volte vale la pena tentare per il solo scopo di scoprire se qualcosa è fattibile.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version