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    La questione meridionale

    La polizia ha represso nel sangue una manifestazione per l'indipendenza del sud ad Aden. Sul Paese aleggia ancora lo spettro di Saleh, l'ex dittatore

    Di Michele Teodori
    Pubblicato il 22 Feb. 2013 alle 10:42 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:03

    La questione meridionale

    Le forze di sicurezza nella città yemenita di Aden hanno aperto il fuoco sui manifestanti che chiedono l’indipendenza del sud, uccidendo almeno quattro persone e ferendone molte altre.

    Le manifestazioni nella città si sono tenute nel primo anniversario dall’elezione del presidente Abdrabuh Mansur Hadi, ex vice del dittatore Allah Saleh, che il 27 febbraio 2012 gli ha formalmente ceduto il potere.

    Amnesty International ha chiesto alle autorità di porre fine quello che viene definita una “routine” nella repressione violenta delle proteste.

    Dopo l’indipendenza ottenuta dal Regno Unito, lo Yemen del sud è stata una nazione autonoma fino al 1990, anno della riunificazione con il resto del Paese.

    Molti abitanti del sud ritengono di essere stati privati dei diritti civili da allora. Il presidente Hadi ha annunciato per il 18 di marzo la data di avvio del dialogo nazionale, appuntamento che dovrebbe accelerare la risoluzione dei problemi del Paese. Ma la questione meridionale continua ad ostacolare e a mettere in dubbio la riuscita della conferenza.

    Lo Yemen è ancora incapace di trovare un assetto istituzionale, perché l’ex dittatore Saleh rifiuta di farsi da parte, continuando a sfruttare la sua personalità e le sue alleanze per intralciare costantemente il processo di transizione.

    Il premio Nobel per la pace Tawakkol Karman ha accusato il presidente Hadi di non controllare le forze armate e di non essere per questo in grado di portare fino in fondo le riforme politiche necessarie al Paese.

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