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    La Croazia entra nell’Ue

    Il Paese balcanico diventa il 28esimo membro dell'Unione Europea. Ma deve fare i conti con la disoccupazione alle stelle

    Di Michele Teodori
    Pubblicato il 1 Lug. 2013 alle 11:42 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:34

    La Croazia è diventata il 28esimo Stato membro dell’Unione europea. Migliaia di persone hanno celebrato l’evento in tutto il Paese, 20 anni dopo l’indipendenza conquistata in una sanguinosa guerra civile che ha scosso l’intera Europa. Gli uffici doganali ai confini con Slovenia e Ungheria saranno rimossi, mentre le bandiere Ue verranno montate ai confini con Bosnia, Serbia e Montenegro, ancora fuori dall’Unione.

    Il Paese conta una popolazione di 4,4 milioni di persone ed è il secondo dei sette Stati della ex Jugoslavia a entrare nell’Unione Europea dopo la Slovenia nel 2004. Si tratta della prima espansione a Est dell’Ue dal 2007, quando fu il turno di Romania e Bulgaria. Dopo di loro, la Croazia sarà il terzo Paese più povero dell’Unione.

    “Non abbiamo festeggiato troppo perché la situazione in generale non è brillante”, ha detto il presidente Ivo Josipovic. “Dobbiamo sviluppare la nostra economia e prenderci cura di coloro che sono senza lavoro”.

    Molti croati non sono in vena di festeggiamenti, con un tasso di disoccupazione che si aggira intorno al 20 per cento e una corruzione endemica tra l’élite politica. Alcuni economisti avevano avvertito che la Croazia avrebbe avuto bisogno di un piano di salvataggio finanziario da parte dell’Ue non appena fosse diventata membro. Ma il ministro degli Esteri croato Vesna Pusic ha ricordato che è possibile chiedere un salvataggio solo per i membri della zona euro.

    Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha definito l’adesione della Croazia come un evento storico. “L’adesione all’Ue non può offrire una soluzione magica alla crisi, ma intende aiutare a sollevare molte persone dalla povertà e a modernizzare l’economia.”

    Per diventare membro la Croazia ha attraversato un impopolare e tortuoso sentiero di riforme guidato dall’Ue durato sette anni: più di una dozzina di leader politici e militari croati e bosniaci accusati di crimini di guerra sono stati estradati, mentre la lotta contro la corruzione ha portato in carcere l’ex primo ministro Ivo Sanader.

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