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    L’Isis brucia la marijuana in Siria

    L'Isis vieta tutto ciò che è peccaminoso. In Siria i militanti avrebbero già bruciato almeno 1.5 milioni di pacchetti di sigarette

    Di Gian Maria Volpicelli
    Pubblicato il 29 Ago. 2014 alle 12:12 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:44

    I fondamentalisti islamici dell’Isis hanno diffuso un video martedì scorso in cui mostrano alcuni militanti bruciare un campo di marijuana nel nord della Siria.

    Nel filmato su Youtube, che sarebbe stato girato nella città di Akhtarin, i combattenti dell’Isis mettono in guardia dall’uso di droghe. Subito dopo si fanno riprendere mentre abbattono e incendiano le piante di marijuana.

    I militanti hanno dichiarato di aver scoperto la piantagione dopo aver strappato Akhtarin dal controllo dell’Esercito Libero Siriano, un gruppo rivale di combattenti anti-Assad. Il padrone del campo sarebbe fuggito in Turchia.

    A luglio, il sito internet Syria Deeply aveva scritto che molti contadini nel nord della Siria avevano iniziato a coltivare marijuana per cercare di sbarcare il lunario in un Paese sempre più devastato dalla guerra civile. Questo li ha portati a dover fronteggiare le minacce dei miliziani fondamentalisti musulmani, come quelli dell’Isis, per i quali la droga contravverrebbe alla legge islamica.

    L’Isis, o Stato Islamico, è noto per la sua applicazione particolarmente severa della legge islamica nelle zone sotto il suo controllo in Iraq e Siria, dove avrebbe bandito sigarette, alcol e droghe. Una commissione dell’Onu, mercoledì scorso, ha dichiarato che a causa dei ripetuti abusi commessi sui civili – fra cui esecuzioni pubbliche, e il reclutamento di bambini soldato – l’Isis potrebbe essere accusato di crimini contro l’umanità. 

    L’Isis agisce interpretando letteralmente la Sharia e mettendo al bando tutto ciò che è considerato “haram” (peccaminoso). All’inizio dell’estate, ha dato fuoco a una grande quantità di sigarette in Iraq, per mettere in pratica il bando sul fumo , da tempo bersaglio dei militanti. A novembre, il gruppo aveva dichiarato di aver bruciato almeno 1.5 milioni di pacchetti di sigarette in Siria.

    Non sorprende dunque che anche alla marijuana debba toccare la stessa sorte. Tuttavia, il video mostra la distruzione solo di una parte del campo, non dell’intera piantagione. Visto l’interesse dei militanti nell’accaparrarsi le risorse del Paese, è inverosimile che rinuncino davvero ai possibili guadagni derivanti dallo spaccio di droga.

    Il business della marijuana in Siria è cresciuto esponenzialmente dall’inizio della guerra civile nel 2011. La maggior parte della marijuana viene esportata nei paesi limitrofi, come Libano, Turchia, Giordania e Israele.

    Secondo World Crunch, la cannabis è diventata una delle maggiori fonti di guadagno per alcuni gruppi ribelli siriani, soprattutto per quelli che fanno parte del Fronte Rivoluzionario Siriano, una rete di brigate che agiscono sotto l’egida dell’Esercito Libero Siriano .

    Temendo gli assalti dei gruppi più estremisti, come Jabhat al-Nusra e l’Isis, i coltivatori di cannabis spesso pagano gli altri ribelli per proteggere le piantagioni e assicurare il passaggio della droga oltre confine.

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