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    Kimia Alizadeh, l’unica iraniana nella storia ad aver vinto una medaglia olimpica, lascia l’Iran: “Oppressa come milioni di altre donne, ora basta”

    Kimia Alizadeh Zenoorin Credit: Twitter

    Repressione e violenza: l'inferno delle donne in Iran

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 13 Gen. 2020 alle 09:31 Aggiornato il 13 Gen. 2020 alle 09:40

    Kimia Alizadeh lascia l’Iran

    L’atleta Kimia Alizadeh, prima e unica donna iraniana vincitrice di una medaglia olimpica, ha annunciato sui social network di aver lasciato l’Iran descrivendosi come “una delle milioni di donne oppresse” del paese e accusando il governo iraniano di aver usato i suoi risultati sportivi per farsi propaganda.

    La 21enne Alizadeh pratica il Taekwondo e alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 vinse la medaglia di bronzo nel torneo femminile categoria 58 chili.

    Nel suo annuncio non ha detto dove si trovi ora ma giovedì l’agenzia di stampa iraniana Isna aveva diffuso la notizia secondo cui sarebbe andata nei Paesi Bassi; aveva anche detto che Alizadeh vorrebbe partecipare alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, ma non nella squadra iraniana.

    La situazione difficile per le donne iraniane

    Donne e sport in Iran sono ancora due mondi paralleli. Alle donne per esempio è ancora vietato l’accesso agli stadi.

    La condizione delle donne iraniane è caratterizzata da repressione e violenza (non solo nello sport). Una delle ultime restrizioni riguarda le punizioni più pesanti per le donne che sui social diffondono fotografie di se stesse senza velo. Si va da uno fino a dieci anni di reclusione.

    L’avvertimento è arrivato dal capo della Corte rivoluzionaria di Teheran, Mousa Ghazanfarabadi: “In base alla legge, i contenuti che mirano a una cooperazione con Stati ostili sono proibiti”, ha dichiarato. Fotografarsi senza velo è infatti considerato un gesto vicino alla cultura ostile dei paesi occidentali. Anche il generale Hossein Salami, comandante delle Guardie della rivoluzione islamica, ha ribadito il pieno supporto alla polizia.

    Nel 2014 l’attivista esule negli Usa Masih Alinejad aveva lanciato una campagna in difesa della libertà delle donne, in cui chiedeva di pubblicare sui social video e foto senza indossare il velo. Tutto è iniziato da una semplice foto postata su facebook, un selfie in cui la giovane Alinejad si mostrava con i capelli al vento. Molte donne hanno iniziato a commentare postando foto simili e ne è nata una reazione a catena che ha coinvolto tutto il Paese.

    Ma non tutte le donne riescono a sottostare a tale repressione. Per questo la campionessa Kimia Alizadeh ha deciso a malincuore di lasciare il paese.

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