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    Tensioni India-Kashmir: oltre 400 i casi di tortura taciuti. La terribile confessione: “Non picchiateci, almeno sparateci e basta”

    Credit: ASIF HASSAN / AFP
    Di Nicola Simonetti
    Pubblicato il 30 Ago. 2019 alle 16:10 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:58

    Tensioni India-Kashmir: oltre 400 i casi di tortura taciuti

    A tre settimane dalla revoca di Delhi dell’articolo 370 – che conferiva al Kashmir il suo statuto speciale – i rapporti tra l’India e il territorio himalaiano si fanno sempre più tesi. Dal 5 agosto, oltre tremila attivisti e politici sono stati trattenuti dalle forze dell’ordine, e migliaia di truppe dispiegate nel Kashmir “in via preventiva”.

    Le proteste pacifiche e gli scontri violenti hanno reso difficile l’informazione, e l’India ha imposto sul Kashmir strette misure di isolamento. Ma arriva questa mattina, venerdì 30 agosto, il resoconto di una meticolosa inchiesta della BBC, che accusa le forze di sicurezza indiane di violenza e tortura nei confronti degli abitanti del Kashmir. Le autorità sanitarie si sono dimostrate riluttanti a parlare con la stampa, ma i residenti non si sono tirati indietro. “Ci hanno picchiato. Noi chiedevamo: ‘Che cosa abbiamo fatto? Chiedete agli altri se stiamo mentendo, se abbiamo fatto qualcosa di sbagliato.’ Ma non volevano ascoltarci, non hanno detto niente, ci hanno picchiato e basta”, ha confessato uno degli interessati.

    “Gli abbiamo detto di essere innocenti,” ha continuato. “Ho detto loro di non picchiarci, ma di spararci e basta. Chiedevo a Dio di farmi morire, perché quella tortura era insopportabile.” In un altro villaggio, un ragazzo ha dichiarato di essere stato picchiato per non conoscere i nomi dei giovani coinvolti nei recenti assalti con pietre contro le forze indiane. “Mi sono tolto i vestiti di dosso e mi hanno picchiato con mazze e bastoni per quasi due ore. Ogni volta che svenivo, mi davano delle scosse elettriche per farmi riprendere coscienza”.

    Tra le testimonianze, un terzo uomo ha detto di essere stato spinto a terra e percosso con “cavi, pistole, bastoni e mazze di ferro” da una quindicina di soldati. Un bambino presente all’assalto ha riferito di aver visto i militari indiani cercare di bruciare la barba dell’uomo. In risposta alla BBC, Col Aman Anand, il portavoce dell’esercito indiano, ha negato tali accuse che riconduce al carattere ostile del Kashmir verso l’India. Siamo “un’organizzazione professionale che capisce e rispetta i diritti umani,” ha replicato Anand.

    A supporto dell’infondatezza di tali accuse, Anand ha precisato che 20 dei 37 casi di violenza presentati dalla Commissione Nazionale dei Diritti Umani dell’India negli ultimi cinque anni sono stati dichiarati infondati. Per contro, un recente studio rilasciato da due organizzazioni per i diritti umani ha documentato 432 casi di individui e comunità soggetti alla “perpetrazione indiscriminata e sistematica di tortura” nel Kashmir negli ultimi tre decenni. Il rapporto è stato avvallato dall’ex-relatore speciale dell’ONU, Juan E. Mendez, e ha spinto la Commissione per i Diritti Umani ad aprire una nuova indagine sulla violazione di diritti umani nel Kashmir. Al fine di sopprimere i casi di tortura, il documento esorta inoltre il governo indiano a ratificare la Convenzione contro la tortura approvata dall’Assemblea generale dell’ONU nel 1984, e in vigore dal 26 giugno 1987.

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