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    Nuova Zelanda, la premier Jacinda Ardern annuncia le dimissioni: “Non ho più energie”

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 19 Gen. 2023 alle 09:18

    “Per me è arrivato il momento, non ho abbastanza energie per altri quattro anni”: la premier neozelandese Jacinda Ardern ha annunciato le sue imminenti dimissioni, che saranno operative da febbraio, e la sua intenzione di non ricandidarsi per guidare il Paese.

    La 42enne è diventata prima ministra nel 2017, leader di un governo di coalizione: quando entrò in carica, a 37 anni, era la donna capo di governo più giovane al mondo. Un anno dopo è diventata la seconda leader mondiale eletta a partorire mentre era in carica, dopo la pachistana Benazir Bhutto nel 1990.

    Negli ultimi sondaggi la sua popolarità è crollata, così come quella del suo partito. Nella sua ultima apparizione pubblica ha ammesso di aver provato a ricaricarsi durante la pausa estiva (che in Australia coincide con il nostro inverno), “ma non sono stata in grado di farlo”.

    La Nuova Zelanda andrà incontro a elezioni il prossimo 14 ottobre, fino ad allora Ardern ricoprirà la carica di semplice deputato. A sostituirla alla guida del governo verrà nominato un sostituto tre giorni dopo le sue dimissioni, che avranno effetto entro il 7 febbraio.

    Grant Robertson, vice primo ministro e quindi principale indiziato alla successione, ha prontamente chiarito che non si candiderà.

    La premier uscente ha precisato che non c’è nessuna ragione segreta dietro la sua decisione: “Sono un essere umano – ha dichiarato – siamo tutto quello che possiamo per tutto il tempo che possiamo, e poi arriva il momento. E per me quel momento è arrivato”.

    Ha guidato la Nuova Zelanda durante la pandemia di Covid-19 e la conseguente recessione, la drammatica sparatoria alla moschea di Christchurch e l’eruzione vulcanica di White Island.

    Lascia il suo incarico perché “da una posizione così privilegiata deriva una grande responsabilità, quella di sapere quando si è la persona giusta per guidare un Paese, e anche quando non lo si è”.

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