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    Ecco tutti i paesi in guerra a cui l’Italia vende le armi: un bilancio per il 29esimo della legge sull’export

    Di Madi Ferrucci
    Pubblicato il 9 Lug. 2019 alle 19:08 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:23

    Italia vendita armi dati

    Compie 29 anni la legge 185 del ’90 che regolamenta l’esportazione delle armi. A Roma le organizzazioni della società civile “festeggiano” inscenando una “pioggia di bombe” in un flash mob che mira a mantenere alta l’attenzione sul tema della vendita delle armi in Italia.

    In piedi, di fronte al parlamento, gli attivisti di Amnesty International Italia, Fondazione Finanza Etica, Movimento Focolari, Rete Italiana per Disarmo e Save the Children sfilano con in mano tanti piccoli cartelloni raffiguranti la sagoma di una bomba MK 84.

    Il flashmob delle organizzazioni per il disarmo a Montecitorio

    Le bombe sono quelle realizzate dalla fabbrica RWM di Domusnovas, in Sardegna, controllata al 100 per cento dalla tedesca Rheinmetall, un colosso degli armamenti che utilizza la filiale italiana all’estero per esportare “impunemente” verso l’Arabia Saudita.

    I sauditi utilizzano infatti le armi fabbricate in Italia (e nell’altra filiale sudafricana di Rheinmetall) per bombardare i civili, in una guerra impari contro i ribelli sciiti zayditi sostenuti dall’Iran. Il conflitto va avanti dal marzo 2015 ed è stato più volte condannato dal parlamento europeo e dalle Nazioni Unite nel silenzio dei governi nazionali coinvolti.

    È servito il caso Khashoggi per smuovere le coscienze del mondo. Solo dopo la macabra uccisione del dissidente, le nazioni europee hanno iniziato a bloccare l’export ai sauditi.

    Yemen: le bombe made in Italy che uccidono i civili. L’inchiesta di TPI 

    Italia vendita armi dati  | La legge contro l’export di armi e la mozione del parlamento 

    La legge 185 del ’90 è nata 29 anni fa per merito della pressione esercitata sul governo da parte delle organizzazioni della società civile. Il testo vieta l’esportazione ed il transito di materiali d’armamento verso i Paesi in stato di conflitto armato.

    Finalmente dopo anni di lotte il governo ha battuto un colpo. Il 26 giugno la Camera dei Deputati ha approvato una mozione per il blocco dell’esportazione e del transito di bombe d’aereo e missili verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.

    Italia vendita armi dati  | I numeri del 2018

    Tuttavia, come sottolinea Giorgio Beretta di Opal sul Manifesto, dalla mozione restano ancora fuori le armi leggere: pistole e fucili continueranno a essere vendute. Nel corso del 2018 l’Italia ha inviato in Arabia Saudita 1,3 milioni di dollari di armi leggere di cui 129.746 di pistole e revolver e 1.202.268 di fucili.

    Nel 2018 secondo i dati della relazione governativa pubblicata a maggio di quest’anno, l’Italia ha autorizzato la vendita di 13,3 milioni di euro di armi ai sauditi. Stando ai numeri del Tesoro, inoltre, il governo saudita ha versato circa 2,8 milioni all’italiana Beretta. L’impressione è che questa cifra riguardi proprio le armi così dette “leggere”. I sauditi infatti oltre a bombardare appoggiano anche le milizie sul campo impegnate nel conflitto.

    Non solo, come nota Oxfam manca ancora un blocco dell’export a paesi come il Bharein, l’Egitto, il Kuwait e il Sudan, tutti parte della coalizione del golfo che sta attaccando lo Yemen.

    Nel 2018 l’esportazione delle armi ha fruttato all’Italia 2,5 miliardi di euro. Nella top ten dei paesi destinatari oltre a nazioni alleate della Ue e della Nato, troviamo anche stati problematici o con situazioni di tensione come Pakistan (207 milioni), Turchia (162 milioni), Arabia Saudita (108 milioni), Emirati Arabi Uniti (80 milioni), India (54 milioni) e Egitto (31 milioni).

    Come sottolineano le organizzazioni di Rete Disarmo “gli affari “armati” dell’industria militare italiana si indirizzano sempre di più fuori dalle alleanze internazionali dell’Italia e verso le zone più instabili del mondo”.

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