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    L’Irlanda ha un nuovo governo dopo dieci settimane di stallo

    È stato rieletto Enda Kenny, leader del partito Fine Gael a capo della coalizione di centro sinistra che formerà un governo di minoranza con l’astensione del Fianna Fail

    Di TPI
    Pubblicato il 6 Mag. 2016 alle 17:31 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 11:24

    Enda Kenny, ex premier e leader del partito di centro sinistra Fine Gael, è stato rieletto primo ministro dell’Irlanda dopo le dieci settimane di stallo istituzionale che hanno seguito le elezioni parlamentari del 26 febbraio.

    Kenny formerà un governo di minoranza appoggiato dai voti di alcuni deputati indipendenti e soprattutto dall’altro grande partito del sistema politico irlandese, il Fianna Fail di centrodestra, che tuttavia non entrerà nell’esecutivo.

    Il Sinn Fein, partito nazionalista di estrema sinistra anti austerity, resta all’opposizione e ha duramente criticato l’accordo raggiunto. In un parlamento di 158 seggi, il Fine Gael ne occupa 50, il Fianna Fail 44 e il Sinn Fein 23.

    Una tregua di almeno due anni tra i due partiti nati dalle opposte fazioni segna la fine di una rivalità durata quasi un secolo e rappresenta un momento storico per l’Irlanda.

    Il Fianna Fail, come ha specificato il suo leader Micheal Martin, si riserverà il diritto di criticare il governo ogni volta che ritenga opportuno, ma ha acconsentito all’accordo che dà a Kenny la possibilità di governare il paese.

    La svolta è arrivata questa settimana quando i due partiti hanno trovato l’intesa per abbassare le tariffe sull’acqua, per aumentare del 15 per cento i sussidi alle famiglie, aiutandoli a pagare gli affitti, e per mettere in campo 15mila nuovi poliziotti per combattere il crimine organizzato a Dublino, che negli ultimi mesi ha registrato un’impennata.

    Politicamente, le differenze tra i due partiti potrebbero apparire minime: entrambi sono convinti europeisti, a favore del libero mercato e del capitalismo e sostengono, con toni più o meno accesi, l’unificazione dell’Irlanda.

    Ma la distanza ideologica affonda soprattutto su motivi di natura sociale e di appartenenza regionale, che per mesi hanno reso difficile un accordo.

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