In Iraq, 36 uomini miliziani dell’Isis sono stati condannati a morte e impiccati per l’uccisione di 1700 reclute militari avvenuta nel 2014, nei pressi di una ex base americana. Lo hanno reso noto domenica 21 agosto fonti locali, secondo quanto riportato dalla Bbc.
Il massacro di Camp Speicher, nei pressi di Tikrit avvenne in seguito all’offensiva condotta dai combattenti del sedicente Stato islamico nelle aree settentrionali dell’Iraq, contro il governo federale iracheno, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere la capitale irachena Baghdad.
Una settimana dopo l’inizio dell’offensiva, il 12 giugno 2014 numerose reclute abbandonarono la base aerea di Camp Speicher, precedentemente sotto il controllo delle forze armate statunitensi e attualmente in uso all’aeronautica militare irachena. Nei giorni successivi vennero diffusi resoconti riguardanti l’uccisione di circa 1700 tra queste reclute.
Essi vennero uccisi a colpi di arma da fuoco in esecuzioni di massa da parte dei miliziani dell’Isis. La strage suscitò ampia indignazione e fosse comuni vennero rinvenute un anno dopo.