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    Iraq, il premier Mahdi si dimette dopo l’uccisione di decine di manifestanti

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 29 Nov. 2019 alle 14:40 Aggiornato il 29 Nov. 2019 alle 17:50

    Dimissioni premier Iraq

    Il premier iracheno Adel Abdul-Mahdi ha annunciato le sue dimissioni dopo le centinaia di persone uccise nelle proteste.

    L’annuncio delle dimissioni del primo ministro iracheno arriva all’indomani dell’uccisione di decine di manifestanti anti-governativi nel sud dell’Iraq e dopo che la massima autorità religiosa sciita irachena, il Grand Ayatollah Ali Sistani, aveva invitato il parlamento iracheno a togliere la fiducia al governo di Adel Abdel Mahdi, sostenuto da Iran e Stati Uniti.

    Nella predica settimanale, tenuta da un suo rappresentante durante la preghiera comunitaria islamica del venerdì nella città santa sciita di Karbala, a sud di Baghdad, Sistani ha chiesto al parlamento di intervenire per cambiare l’equilibrio politico nel paese e ascoltare le pressanti richieste della popolazione del sud del Paese. “Il Parlamento, da cui il governo trae sostegno, deve rivedere la sua scelta riguardo all’esecutivo considerando gli interessi dell’Iraq”, ha detto Sistani, affermando che questa scelta deve esser fatta per “proteggere il sangue dei cittadini (iracheni)”.

    La situazione nel paese è sempre più incandescente. Cinque manifestanti antigovernativi sono stati uccisi e altri 32 feriti nella sola giornata di ieri, 28 novembre, in scontri con le forze di sicurezza nella città santa irachena di Najaf. La polizia avrebbe aperto il fuoco contro di loro per impedirgli di appiccare un incendio a una moschea nel centro città. La notte precedente manifestanti avevano dato alle fiamme il consolato iraniano. È di almeno 400 morti il bilancio delle tensioni nel paese dal 1 ottobre, quando i manifestanti sono scesi in strada contro la corruzione. Di questi, 50 sono stati uccisi solo nelle ultime 48 ore.

    Gli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza sono continuati anche oggi, 29 novembre. Dallo scoppio delle proteste ai primi di ottobre a Baghdad e in tutto il sud sciita, il venerdì – giorno della tradizionale preghiera islamica comunitaria – si trasforma puntualmente in una giornata di cortei, manifestazioni e conseguenti scontri con le forze di sicurezza.

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