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    Iran, 16enne uccisa perché indossava un cappello da baseball al posto dell’hijab

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 29 Nov. 2022 alle 15:13

    Quella della 16enne Mahak Hashemi è solo l’ultima di una lunga serie di giovani e giovanissime uccisi dal regime iraniano in lotta da oltre due mesi contro il suo popolo in rivolta. Un’altra Mahsa Amini, un’altra martire immolata in nome dell’imperativo del velo. Mahak Hashemi infatti è stata uccisa perché indossava un cappellino da baseball al posto del prescritto hijab. Come scrive La Stampa, è uscita di casa per unirsi ai giovani che protestano contro la Repubblica teocratica di Teheran ed è bastato quel cappellino sulla testa perché la sua famiglia non la vedesse tornare mai più nella sua casa di Shiraz, dove viveva assieme al padre e alle due sorelline dopo la morte della madre per un tumore.

    La ragazza è stata uccisa a soli 16 anni a manganellate dalle forze di sicurezza a Shiraz, città dell’Iran centromeridionale. È l’ennesima vittima, donna e adolescente, delle manifestazioni che vanno ormai avanti da quasi tre mesi nel Paese dopo la morte della 22enne Mahsa Amini.

    Mahak è stata uccisa il 24 novembre scorso. Per 48 ore non è tornata a casa, poi la chiamata alla famiglia: il padre doveva recarsi in obitorio per riconoscere due cadaveri senza nome, e uno era il suo. Metà del suo volto è stato completamente distrutto dai colpi ricevuti e la schiena è stata spezzata dalle bastonate. I funzionari dell’IRGC hanno chiesto un grosso riscatto alla famiglia per la restituzione del corpo e ne hanno anche proibito il funerale, pur continuano a parlare di incidente, come già successo con le precedenti vittime.

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