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    Quali sono gli interessi economici e militari dietro la prima visita di un premier indiano in Israele

    Il primo ministro indiano Modi abbraccia il presidente israeliano Rivlin durante la sua visita in India

    Narendra Modi ha iniziato il 4 luglio il suo viaggio nello stato ebraico, dove discuterà di accordi commerciali su armi e nuove tecnologie

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 4 Lug. 2017 alle 12:54 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:05

    Il 4 luglio, Narendra Modi sarà impegnato nella prima storica visita dello stato ebraico da parte di un primo ministro indiano.

    Il rapporto diplomatico tra i due paesi ha avuto inizio solo nel 1992 e la prima visita in assoluto di un’autorità indiana in Terra Santa risale all’arrivo a Gerusalemme dell’attuale presidente dell’India Pranab Mukherjee.

    Una visita ricambiata nel novembre 2016 dal presidente israeliano Reuven Rivlin che atterrò in India per celebrare il venticinquesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra le due nazioni.

    Non è la prima volta che Modi visita lo stato ebraico. Nel 2006 l’allora Chief Minister dello stato federato del Gujarat, uno dei più avanzati in termini economici di tutta la federazione indiana, partecipò a una fiera di nuove tecnologie applicate all’agricoltura.

    Il vertice tra le autorità indiane e quelle israeliane riguarderà in particolare i rapporti economici che intercorrono tra le due nazioni, la sfida al terrorismo e la possibilità di firmare o meno un accordo di libero scambio, un progetto già in cantiere dal 2010 ma che non ha mai visto la luce.

    “L’economia indiana è una destinazione di primaria importanza per le esportazioni israeliane, con i suoi 1,3 miliardi di consumatori e una classe media di 300 milioni di cittadini che possiede un potere d’acquisto pari alla classe media delle economie occidentali”, ha dichiarato il ministro israeliano dell’Economia e dell’Industria Eli Cohen.

    Secondo i dati forniti dal governo israeliano, il commercio bilaterale tra i due paesi è cresciuto da 200 milioni di dollari nel 1992 a 4,13 miliardi di dollari nel 2016.

    “In India, Israele è percepita come una grande fucina di nuove tecnologie e un paese che ha superato molte sfide”, ha dichiarato Modi in un’intervista al quotidiano filo governativo Israel Hayom.

    L’accento posto dal primo ministro indiano sulle tecnologie strategiche in possesso di Israele e a cui gli indiani sono interessati è proprio il più importante motivo di questa visita.

    Il governo israeliano ha approvato diverse misure per aumentare la cooperazione economica tra i due paesi, aumentando i finanziamenti per la collaborazione in materia di ricerca e sviluppo attraverso la creazione di un fondo comune che investa in settori chiave come gli impianti per la desalinizzazione dell’acqua marina, l’agricoltura e le tecnologie spaziali.

    La ricerca israeliana e le recenti dimostrazioni di capacità in campo aerospaziale dell’India rendono la collaborazione tra i due paesi in questo campo particolarmente proficua.

    Le due nazioni hanno già iniziative comuni alle spalle, in particolare in materia di difesa. Nel maggio 2017, l’azienda israeliana IWI e l’indiana Punj Lloyd hanno annunciato che i fucili d’assalto Tavor 21 e Galil e la mitragliatrice leggera Negev, in dotazione all’esercito israeliano, saranno prodotte in India.

    È proprio questo il tipo di collaborazioni che il primo ministro indiano intende sviluppare. Dopo aver incassato l’approvazione del Pentagono alla vendita di droni per la sola sorveglianza marittima nella sua recente visita a Washington, secondo Shashank Joshi, ricercatore presso il London’s Royal United Services Institute, ora Modi cercherà il consenso israeliano per l’acquisto di droni armati.

    L’India è uno dei maggiori importatori di armi del mondo ed è anche il più grande acquirente di materiali bellici prodotti in Israele. Dopo essersi affidato per anni all’Unione Sovietica e alla Russia per la maggior parte della sua tecnologia militare, oggi il più popoloso paese dell’Asia meridionale necessita di armi avanzate.

    La collaborazione in materia di difesa si estende anche alla comune lotta al terrorismo di matrice islamista. “Il terrorismo è una minaccia globale, Israele e India non ne sono immuni”, ha dichiarato il primo ministro indiano.

    Nella sua intervista, Modi ha però notato come l’amicizia tra le due nazioni valga più del tradizionale rapporto importazioni-esportazioni. “È più che una relazione acquirente-venditore. Siamo molto interessati a una partnership basata sulla tecnologia, con un’enfasi particolare sul progetto Make in India”, ha dichiarato Modi riferendosi alla propria politica di attrazione degli investimenti esteri.

    L’obiettivo indiano è appunto quello di una profonda collaborazione tra i due paesi, in cui le fabbriche indiane possano produrre la tecnologia sviluppata nello stato ebraico.

    – LEGGI ANCHECosa si sono detti Trump e Modi nel loro incontro a Washington

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