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    L’inquinamento dell’aria è il nuovo pericolo mortale per l’Africa

    La rapida e incontrollata urbanizzazione degli ultimi anni sta causando crescenti costi in termini economici e di vite umane

    Di TPI
    Pubblicato il 2 Nov. 2016 alle 15:55 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:53

    Gli scarsi livelli di industrializzazione e di consumo energetico delle nazioni africane, hanno fatto sì che i rischi dell’inquinamento passassero più inosservati rispetto ai paesi asiatici, dove i pericoli causati dallo sviluppo incontrollato sono adesso al centro del dibattito pubblico.

    Ma i dati sulle morti premature in Africa causate dall’inquinamento raccolti dall’Organizzazione mondiale per la cooperazione e lo sviluppo (OECD) provano come la situazione stia cambiando, e rapidamente.

    Tra il 1990 e il 2013, le morti causate dall’inquinamento industriale e da trasporto su strada sono aumentate del 36 per cento, arrivando a circa 250mila vittime nel 2013. Al tempo stesso le morti collegate all’inquinamento domestico, per l’utilizzo di fonti di energia sporche come il kerosene, sono salite fino a 450mila l’anno.

    Complessivamente in Africa i costi economici delle morti provocate dall’inquinamento, secondo l’OECD, hanno raggiunto nel 2013 circa 450 miliardi di dollari, divisi equamente tra inquinamento ambientale e domestico.

    Secondo gli autori dello studio sono costi superiori a quelli determinati dalle morti premature dovute all’assenza di standard sanitari adeguati e dalla malnutrizione, due dei principali problemi delle nazioni in via di sviluppo.

    Certo, i numeri sono ben al di sotto a quelli della Cina, dove l’inquinamento ha ucciso circa un milione e mezzo di persone nel 2013. Ma la differenza è che in Cina le morti da inquinamento domestico sono gradualmente diminuite dagli anni Novanta ad oggi, mentre in Africa la tendenza è opposta.

    L’inquinamento domestico nel continente più povero del mondo è un problema radicato: all’interno dell’80 per cento delle abitazioni vengono utilizzate energie sporche altamente inquinanti e pericolose, come il kerosene o il carbone, perché manca il collegamento alla rete elettrica.

    Ma a preoccupare è soprattutto la crescita a un ritmo rapidissimo dell’inquinamento ambientale, causato principalmente dai tubi di scarico dei veicoli, piuttosto che dalle fabbriche, che restano marginali. Secondo l’OECD, le aree più inquinate del continente sono il Golfo di Guinea, gli altopiani intorno alla capitale dell’Etiopia Addis Abeba e le principali città della Nigeria.

    Le città africane si stanno sviluppando in una maniera incontrollata, mancano adeguate infrastrutture e le distanze sono coperte esclusivamente con inquinanti mezzi privati alimentati da carburanti di bassa qualità che restano imbottigliati nel traffico a causa dell’assenza di qualsiasi forma di pianificazione urbanistica.

    Questa, forse, è la principale differenza con la Cina, dove inquinamento e sviluppo industriale sono sempre cresciuti in parallelo. Se i cinesi almeno hanno beneficiato economicamente dell’industrializzazione, in Africa la popolazione subisce esclusivamente gli effetti negativi dell’inquinamento.

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