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    Il documentario vietato in India

    Il governo indiano ha messo al bando il documentario sullo stupro di gruppo avvenuto a Delhi nel 2012

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 6 Mar. 2015 alle 13:31 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:24

    L’India non potrà guardare il documentario sullo stupro di gruppo avvenuto a Delhi il 16 dicembre 2012, che portò alla morte di Jyoti Singh, una studentessa di 23 anni aggredita da sei uomini mentre si trovava sull’autobus.

    Il documentario, intitolato “India’s Daughter”, è stato realizzato dalla regista britannica Leslee Udwin ed è stato mandato in onda dalla Bbc il 5 marzo 2015. Ora è disponibile in italiano, o in inglese con i sottotitoli, su Vimeo on Demand

    — Leggi: Donne responsabili del proprio stupro, sul documentario realizzato da Leslee Udwin

    A far scattare il divieto del governo indiano sono state le anticipazioni sull’intervista con Mukesh Singh, uno dei responsabili dello stupro, condannato a morte per il crimine, che nel film cerca di giustificare il brutale attacco dicendo che “una brava ragazza non va in giro intorno alle 9 di sera”.

    Adirato a causa dell’uscita del film, il ministro dell’Interno indiano, Rajnath Singh, ha detto di fronte al Parlamento che il governo indiano “non permetterà a qualsiasi organizzazione di sfruttare un simile incidente e usarlo per uno scopo commerciale”.

    Dopo la dichiarazione, la polizia di Delhi ha emanato un ordine restrittivo, e un tribunale ha emesso un divieto di trasmissione del film in India. L’ordine proibisce anche ai siti web di caricare o pubblicare l’intervista.

    Un comunicato stampa della polizia Delhi ha detto inoltre che Mukesh Singh “ha fatto osservazioni dannose, dispregiative e offensive nei confronti delle donne, causando molestie e discredito”.

    I brani del documentario, prosegue il comunicato, “sono altamente offensivi e hanno già creato una situazione di tensione e di paura tra le donne nella nostra società”.

    Molti parlamentari hanno approvato le parole del ministro dell’Interno e alcuni si sono chiesti se sia possibile vietare il film al di fuori dei confini dell’India. Anu Aga, un membro del ramo superiore del parlamento indiano, è stato invece uno dei pochi membri che hanno parlato in difesa del film.

    “Nel glorificare l’India, dicendo che siamo perfetti, non stiamo affrontando i problemi che devono essere affrontati”, ha detto. “Ogni volta che c’è uno stupro, la colpa è trasferita sulla donna – che era vestita in modo indecente, e che quindi ha provocato gli uomini”.

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