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    Il calcio che non c’è più

    Si fumava durante l'allenamento e le maglie non avevano lo sponsor. Immagini d'archivio

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 6 Set. 2014 alle 18:39 Aggiornato il 27 Nov. 2019 alle 17:11

    Le maglie non avevano sponsor, i numeri dei giocatori in campo andavano dall’1 all’11 e i calciatori fumavano durante l’allenamento.

    Il libro fotografico “Atlante illustrato del calcio ’70” racconta un calcio d’altri tempi, che sembra lontano anni luce da quello dei giorni nostri. Gli fa eco dal Regno Unito il più recente “Age of innocence: Football in 1970“, curato da Reuel Golden e pubblicato da Taschen quest’anno.

    (Nella foto qui sotto: Jack Charlton del Leeds United fuma una sigaretta durante un allenamento, agosto 1970)

    In Italia le società non potevano tesserare giocatori stranieri (regola introdotta dopo la sconfitta della Nazionale contro la Corea del Nord ai Mondiali del 1966) e le partite non erano trasmesse in televisione: per seguirle in diretta si andava allo stadio o si ascoltava alla radio “Tutto il calcio minuto per minuto”.

    Un documentario su “Tutto il calcio minuto per minuto”



    Nel 1975 fece scalpore il trasferimento di Giuseppe Savoldi dal Bologna al Napoli per 1,8 miliardi di lire: più di quanto Johan Cruijf fu pagato dal Barcellona.

    Un fatto, questo, che valse a Savoldi il soprannome di “mister miliardo”, ma per poco. Nel 1978 la Juventus acquistò Paolo Rossi dal Lane Rossi Vicenza per 2 miliardi e 612 milioni.

    Gli anni Settanta iniziaraono con il trionfo di Pelé ai mondiali di Messico 1970. Il brasiliano chiuse poi la carriera nel 1977 con la formazione statunitense dei New York Cosmos.

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