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    I bambini che non vanno a scuola

    Sono 30 milioni in tutto il mondo e non ci possono tornare perché vivono in situazioni di emergenza o in aree colpite da conflitti

    Di Ludovico Tallarita
    Pubblicato il 8 Set. 2014 alle 16:02 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:59

    L’Unicef ha stimato che circa 30 milioni di bambini in tutto il mondo non vanno a scuola perché vivono in situazioni di emergenza o in aree colpite da conflitti.

    L’organizzazione internazionale per i diritti dell’infanzia ha rilevato che il numero record di conflitti e di crisi umanitarie che si stanno verificando nel mondo sta avendo un considerevole impatto negativo sulla possibilità da parte dei bambini di tornare a scuola questo settembre

    In Liberia e in Sierra Leone, a causa dell’emergenza ebola, le scuole rimarranno chiuse per tutto l’anno scolastico, impedendo così a 3,5 milioni di bambini di ricevere un’adeguata istruzione.

    Ci sono poi le aree colpite dai conflitti armati, come l’Ucraina, dove 290 scuole sono state distrutte o parzialmente danneggiate dai combattimenti, o la Repubblica Centrafricana, dove un terzo degli istituti è stato dato alla fiamme o saccheggiato.

    La situazione desta preoccupazione anche a Gaza, dove un centinaio di scuole sono state adibite a rifugi per i 300 mila sfollati della guerra e non potranno ospitare studenti prima di essere ristrutturate a fondo.

    In Nigeria, le milizie fondamentaliste di Boko Haram hanno preso di mira studenti e insegnanti, macchiandosi di numerosi assalti alle scuole, rapimenti e uccisioni. Ancora non si conosce il destino delle 200 studentesse rapite nel Paese lo scorso 14 aprile.

    In Siria, colpita dalla guerra civile, circa 3 milioni di bambini non riescono a frequentare con regolarità la scuola.

    In Iraq più di 130mila persone si sono rifugiate in 650 scuole nel nord del Paese, che sono diventate la loro “nuova casa”. La data d’inizio dell’anno scolastico è ancora incerta.

    “Per i bambini che vivono in situazioni di emergenza, l’istruzione è un’ancora di salvezza”, ha detto Josephine Bourne, responsabile del programma istruzione dell’Unicef. “Continuare a garantire un’istruzione dà un senso di normalità ai bambini, può aiutarli a superare i traumi, ed è un investimento, non solo per loro, ma anche per il futuro delle loro società”.

    L’Unicef supporta numerose iniziative mirate a consentire ai bambini di ricevere un’istruzione adeguata, come l’allestimento di classi temporanee per i rifugiati, la donazione di materiali di prima necessità (quaderni e zaini) e il sostenimento di studi da autodidatta per chi non può lasciare la propria abitazione.

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