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    #MeToo: Harvey Weinstein chiede l’archiviazione del suo caso per un cavillo

    Harvey Weinstein. Credits: AFP

    Il produttore cinematografico di Hollywood al centro dello scandalo che ha dato vita al movimento #MeToo continua a dirsi non colpevole di molestie sessuali

    Di Viola Stefanello
    Pubblicato il 7 Ago. 2018 alle 09:38 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 23:45

    Harvey Weinstein, il magnate del cinema di Hollywood finito al centro di un vasto scandalo per molestie sessuali, chiederà l’archiviazione del proprio caso grazie a un cavillo trovato dai suoi avvocati.

    The Hollywood Reporter ha infatti scoperto che il suo team di legali sta preparando la prima offerta per chiedere l’archiviazione dopo aver scoperto che i procuratori non avevano condiviso delle e-mail scagionanti in loro possesso con il gran giurì che ha incriminato Weinstein.

    Così facendo i legali di Weinstein si stanno approfittando del fatto che la corte statale di New York è uno dei pochi posti negli Stati Uniti dove i procuratori sono costretti legalmente a presentare tutte le prove possibilmente scagionanti alla giuria.

    All’interno delle e-mail che potrebbero far scattare il cavillo, secondo The Guardian, ci sarebbero dei messaggi risalenti al 2013, qualche mese dopo la presunta violenza sessuale, inviati dalla vittima a Weinstein.

    In uno di questi, la ragazza lo ringraziava per “tutto quello che fai per me”. Un’altra volta, scriveva “sarebbe bello vederti di nuovo”. Il fatto che ci siano oltre 400 messaggi scambiati tra la donna, che non è stata identificata, e Weinstein secondo la difesa del produttore mostrerebbe che tra i due c’era una “relazione consensuale, intima e a lungo termine”.

    Weinstein si era dichiarato formalmente non colpevole a inizio giugno 2018 dopo essere comparso di fronte alla Corte Suprema di New York, dopo essere stato incriminato da un gran giurì. In precedenza, Weinstein aveva già fatto sapere tramite i suoi avvocati di non aver mai avuto rapporti sessuali non consensuali.

    Il produttore si è consegnato alla polizia di New York venerdì 25 maggio 2018, che stava per spiccare nei suoi confronti un mandato di arresto per stupro di primo e secondo grado.

    È stato rilasciato dietro il pagamento di una cauzione di un milione di dollari in contanti, ma deve portare un braccialetto elettronico, gli è stato requisito il passaporto e non potrà recarsi fuori dall’area di New York e dello stato del Connecticut.

    Nell’ambito di questa inchiesta Weinstein è accusato di violenza sessuale aggravata su una donna, di aver costretto un’altra a fargli sesso orale e di aver lui stesso fatto sesso orale non consenziente su una terza donna. Se gli venisse data la pena massima, passerebbe il resto della vita in prigione.

    Una delle due accuse che hanno fatto scaturire l’inchiesta della procura di New York è stata lanciata dalla cantante 36enne Lucia Evans.

    La donna ha raccontato che nel 2004, quando lei era una studentessa universitaria, Weinstein l’ha costretta a fare sesso orale durante quello che lei credeva fosse un normale incontro per un casting negli uffici della Miramax, la casa di produzione fondata dallo stesso Weinstein.

    La vittima del presunto caso di stupro e dell’altra molestia non sono state invece identificate pubblicamente.

    Ma sono decine le accuse di molestie e violenze sessuali lanciate contro di lui da donne di di tutte il mondo, alcune delle quali fanno parte del mondo del cinema e dello spettacolo.

    Weinstein è sotto inchiesta anche a Los Angeles e Londra.

    Queste denunce hanno portato alla nascita  e alla diffusione virale del movimento di matrice femminista #MeToo, che si batte contro le molestie e le violenze nei confronti delle donne.

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