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    Il vero obiettivo di Putin non è la neutralità dell’Ucraina: il retroscena sull’invasione russa

    Il presidente russo Vladimir Putin. Credit: Ansa
    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 17 Mar. 2022 alle 09:20 Aggiornato il 17 Mar. 2022 alle 09:21

    L’Ucraina e la Russia avrebbero fatto in queste ultime ore “significativi progressi” su un’ipotesi di piano di pace in 15 punti, che includerebbe anche un cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe nel caso in cui Kiev dichiarasse la neutralità e accettasse limitazioni imposte alle proprie forze armate. Lo ha riferito nelle scorse ore il Financial Times, che fa riferimento a fonti coinvolte nelle trattative.

    La proposta, secondo le fonti del quotidiano finanziario prevede che Kiev rinunci all’ambizione di entrare nella Nato e si impegni a non avere basi militari o armamenti stranieri sul proprio territorio in cambio di protezione da alleati come Stati Uniti, Regno Unito e Turchia.

    Proprio la natura delle garanzie occidentali sulla sicurezza dell’Ucraina e il fatto che queste possano essere accettabili per Mosca sembra il principale ostacolo a un accordo, così come lo status dei territori ucraini sequestrati dalla Russia nel 2014.

    In realtà, secondo indiscrezioni dell’intelligence, le cose non starebbero così soprattutto per quanto riguarda la parte russa. Putin ha ben altre mire per la testa: il vero piano del Cremlino è quello di “spaccare” in due l’Ucraina. La Russia punta a tenersi tutti i territori dove sono arrivate le sue truppe, ovvero tutto il sud e l’est del paese per tenersi lo “sbocco al mare”.

    Quindi niente marcia indietro dell’esercito russo come vorrebbe Zelensky con l’Ucraina che nelle intenzioni di Putin dovrebbe rimanere divisa in due. Nella parte occidentale del paese (quella che confina con la Polonia) ci sarebbe invece spazio per quella fedele a Zelensky e agli Stati Uniti.

    Di fatto sarebbe una divisione come quella operata in Germania dopo la fine della seconda guerra mondiale: un’Ucraina dell’est fedele a Mosca e un’Ucraina dell’Ovest fedele all’occidente. Con il risultato che ci ritroveremmo nuovamente la “cortina di ferro” in Europa.

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