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    La donna incinta simbolo dei bombardamenti a Mariupol ricompare in un video sui media russi

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 3 Apr. 2022 alle 10:29 Aggiornato il 3 Apr. 2022 alle 10:58

    La donna incinta simbolo dei bombardamenti a Mariupol ricompare in un video

    La blogger ucraina Marianna Vyscemyrska, simbolo del bombardamento dell’ospedale di Mariupol, è riapparsa in un video diffuso dai media russi dopo che Kiev aveva denunciato il suo rapimento a Mariupol.

    La donna, che dopo l’attacco era stata tratta in salvo e aveva partorito una bambina, sarebbe tra i cittadini ucraini presi in ostaggio dalle forze di Mosca. Nel filmato rilanciato dalla testata ucraina Obozrevatel – secondo la traduzione riportata da Open – Vyscemyrska afferma che l’ospedale di Mariupol era diventato una base militare sotto il controllo delle truppe di Kiev, e non attribuisce ai russi la responsabilità dell’attacco.

    L’influencer conferma l’esplosione al reparto di maternità, ma rimane vaga sulla sua natura, lasciando spazio all’interpretazione che siano stati gli stessi ucraini a bombardarlo, come il Cremlino aveva sostenuto all’inizio.

    Di seguito la traduzione riportata da Open:   

    “Mi chiamo Marianna Vishemirskaya, prima della guerra vivevo a Donetsk, a Makeevka per la precisione. Successivamente ho conosciuto mio marito e abbiamo deciso di vivere insieme, di sposarci, ed è così che mi sono trasferita a Mariupol nel 2020, prima che i confini venissero chiusi. La maggior parte delle persone credeva che non sarebbe successo nulla di spaventoso e che ce l’avremmo fatta. Ma poi, quando la situazione è degenerata, le persone sono state prese dal panico, non potevano fuggire, non veniva permesso loro di andarsene”.

    “Alcuni amici di mio marito e sua moglie hanno tentato di fuggire, ma sono morti a causa dell’esplosione di una mina a Zaporizhye. Il 2 marzo hanno tolto l’acqua, l’elettricità, è stato ridotto il gas per alcuni giorni, ma poi è stato ripristinato, ma non c’era più niente. Il 6 marzo abbiamo deciso di andare via perché ero prossima al parto e una volta arrivati all’ospedale pediatrico di Mariupol’, sono stata accettata nell’unità numero 3, mentre dalle unità 1 e 2 sono stata rifiutata. Nell’unità 2 non accettavano più pazienti, mentre nell’unità 1 era presente la strumentazione più moderna e avanzata”.

    “All’inizio il personale ha detto alle donne ricoverate nell’unità 1 che avrebbero potuto lasciare l’ospedale, e successivamente hanno detto loro di abbandonarlo, sostenendo che presto sarebbero arrivati le truppe che avrebbero preso il controllo dell’ospedale. In seguito tutte le donne sono state spostate nell’unico reparto rimanente, dove era presente un solo generatore di corrente che era usato per la ventilazione dei bambini. La struttura è diventata una “base militare”, dove convivevano le truppe, i mariti delle donne e le donne incinte. All’esterno era presente una cucina da campo, dove le portavano da casa le cose per preparare da mangiare. Le truppe non aiutavano nessuno in nessun modo, solo una volta sono venute a chiedere del cibo e gli è stato risposto: “Quale cibo? Questo è tutto per le donne incinte…”.

    Le truppe a cui fa riferimento Vishemirskaya sarebbero quelle ucraine. Dopo l’immagine della donna incinta che scappava ferita dal reparto di maternità bombardato, ripresa dal fotografo di Ap, Mosca aveva accusato Kiev di aver assunto l’influencer per simulare l’attacco, ma le testimonianze arrivate successivamente avevano confermato il bombardamento e rivelato che la donna si trovava effettivamente nell’ospedale di Mariupol per partorire.

     

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