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    24 anni e la voglia di raccontare il suo Paese: chi era Alexandra Kuvshinova, la più giovane giornalista uccisa in Ucraina

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 16 Mar. 2022 alle 16:49 Aggiornato il 17 Mar. 2022 alle 12:20

    Sono in tutto cinque i giornalisti rimasti uccisi in Ucraina mentre stavano riportando il conflitto, tre di origine ucraina, un americano e un irlandese. Lavoravano come cameraman, freelance, documentaristi, producer. Uno aveva dismesso i panni del reporter per combattere da volontario al fianco dei militari ucraini, si chiama Victor Dudar e aveva 43 anni. Lavorava per il quotidiano Express. 

    La più giovane aveva 24 anni e si chiamava Alexandra “Sacha” Kuvshinova, viveva a Kiev ed è morta ieri, martedì 15 marzo, mentre lavorava come fixer per il team di Fox News: è rimasta uccisa insieme al suo collega, il cameraman 55enne Pierre Zakrzewski, durante un attacco nel villaggio di Horenka, a 22 chilometri da Kiev. Il veicolo su cui viaggiavano assieme al corrispondente di Fox Benjamin Hall – rimasto ferito alle gambe – è stato travolto dai colpi di arma da fuoco sparati dai militai russi mentre era in movimento. 

    Kuvshinova lavorava come fixer per Fox da circa un mese: aiutava i reporter stranieri a raccogliere notizie, parlare con le fonti, a trovare storie e a spostarsi nel Paese, soprattutto nei dintorni di Kiev. Sui social sono poche le informazioni reperibili sul conto della giovane giornalista, ma il CEO di Fox News Media, Suzanne Scott, ha raccontato di aver raccolto le impressioni e i ricordi dei giornalisti che hanno lavorato con lei nelle ultime settimane.

    A 24 anni era già molto appassionata del suo lavoro e insieme al team del network televisivo statunitense stava portando avanti i suoi compiti “in modo eccellente”, ha fatto sapere Scott. “Era puntuale e estremamente talentuosa ha trascorso settimane al fianco dei reporter guidandoli per le strade di Kiev, assicurandosi sempre che il mondo venisse a conoscenza di quello che stava succedendo nel suo Paese“, ha scritto.

    Sacha aveva una passione per la musica, l’arte, la fotografia ed “era un piacere lavorare con lei”. “Molti dei nostri produttori e corrispondenti hanno trascorso intere giornate con lei e hanno avuto l’occasione di conoscerla personalmente. La ricordano come una instancabile lavoratrice, divertente, gentile e coraggiosa. Il suo sogno era quello di mettere in contatto persone intorno al mondo e raccontare le loro storie. Pensava che il giornalismo fosse il modo migliore per realizzarlo”, ha aggiunto Fox News nel suo messaggio di cordoglio.

    Kuvshinova era anche tra le fondatrici di  un’associazione culturale attiva nella capitale, “Fusion“, che su Facebook l’ha ricordata con ammirazione e affetto. “È stata uccisa per mano degli invasori, riportando eroicamente fino all’ultimo giorno i crimini della Federazione Russa in Ucraina, difendendo il nostro stato nella guerra dell’informazione con il team di Fox News”.

    “Sacha ha sempre dato il massimo in tutto quello che faceva. Era motivata e creativa, e l’amore per il suo lavoro è il motivo per cui noi esistiamo”, si legge nel messaggio. L’associazione ha lanciato una raccolta fondi per sostenere la sua famiglia. “Ci dispiace per tutti quelli che la conoscevano. Gli eroi non muoiono mai!”.

    Gli altri giornalisti che hanno perso la vita nel conflitto dall’inizio dell’offensiva insieme a Kuvshinova e Zakrzewski sono Brent Renaud, 51 anni, regista freelance per il Time, ucciso a colpi di arma da fuoco il 13 marzo in corrispondenza di un checkpoint a Irpin: stava filmando i profughi in fuga insieme al collega Juan Arredondo, rimasto ferito. In passato aveva collaborato con il New York Times. Victor Dudar, 43 anni, è morto mentre combatteva da volontario contro le milizie russe a Mykolaiv, a sud dell’Ucraina, il 6 marzo. ​​Yevhenii Sakun, 49 anni, era cameraman del canale televisivo ucraino Live e corrispondente dell’agenzia di stampa spagnola EFE. È stato il primo giornalista ad essere ucciso nel corso dell’offensiva, morto nel bombardamento russo di Babyn Iar, il memoriale dell’Olocausto a Kiev, il primo marzo.

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