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    Siria: la Russia ha respinto la richiesta della Turchia per una tregua a Idlib

    Il presidente iraniano Rohani insieme al russo Putin e al turco Erdogan

    In un incontro trilaterale con Iran e Turchia, tenuto il 7 settembre 2018, Putin ha reso nota la posizione del suo paese: la Russia ha intenzione di continuare la sua lotta contro i "terroristi" nella provincia di Idlib

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 8 Set. 2018 alle 10:35 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:25

    Il presidente russo Vladimir Putin ha respinto le richieste della Turchia di una tregua per prevenire un “bagno di sangue” nel nord della Siria.

    In un incontro trilaterale con Iran e Turchia, tenuto il 7 settembre 2018, Putin ha reso nota la posizione del suo paese: la Russia ha intenzione di continuare la sua lotta contro i “terroristi” nella provincia di Idlib.

    Idlib, al confine con la Turchia, è l’ultima forte roccaforte dell’opposizione siriana, e ci vivono quasi tre milioni di persone

    Le forze militari siriane, sostenute da Russia e Iran, sono pronte a lanciare un’importante offensiva lì a breve.

    L’obiettivo dell’incontro trilaterale a Teheran era, nelle speranze di molti, quello di prevenire una battaglia su larga scala a Idlid.

    Iran, Russia e Turchia hanno svolto un ruolo centrale nel conflitto siriano.

    La Turchia, che ha appoggiato a lungo alcuni gruppi ribelli, teme che un assalto a tutto campo scateni un’altra grave crisi di rifugiati al confine meridionale.

    Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto alle sue controparti russe e iraniane: “Non vogliamo che Idlib si trasformi in un bagno di sangue”.

    “Qualsiasi attacco su Idlib si tradurrebbe in una catastrofe: qualsiasi lotta contro i terroristi richiede metodi basati sul tempo e sulla pazienza”.

    Tuttavia, Russia e Iran sono alleati con il presidente siriano Assad e sostengono a gran voce che i gruppi jihadisti di Idlib debbano essere spazzati via.

    Durante l’incontro a Teheran, il presidente iraniano Hassan Rouhani ha affermato che “combattere il terrorismo a Idlib è un aspetto inevitabile della missione di ripristinare la pace e la stabilità in Siria”.

    Nel frattempo, Putin ha affermato che “il legittimo governo siriano ha diritto e alla fine dovrà assumere il controllo dell’intero territorio nazionale”.

    Perché Idlib è così importante

    La provincia è l’ultima forte roccaforte dei gruppi ribelli e jihadisti che hanno cercato di rovesciare Assad negli ultimi sette anni.

    Dopo aver ripreso il controllo di Aleppo, della regione del Ghouta orientale, Douma e Daraa, Idlib è l’ultimo territorio in cui Assad non è riuscito a sconfiggere i ribelli.

    Il numero degli abitanti della provincia è aumentato a dismisura con l’arrivo dei rifugiati scappati da altre parti della Siria.

    Se le forze di Assad riuscissero a riprendere il controllo dell’enclave, i ribelli sarebbero relegati a pochissime aree isolate nel resto del paese.

    I ribelli che controllano Idlib appartengono a tante fazioni rivali, tra cui un’alleanza jihadista legata ad al-Qaeda e un rivale Fronte di liberazione nazionale sostenuto dalla Turchia.

    Dei tre milioni di cittadini che si trovano nell’area, almeno 30mila sono combattenti, mentre il resto sono civili. Di questi, almeno un milione sono bambini.

    Siria, il racconto dell’attivista: “A Idlib ci stiamo preparando al più grande attacco di Assad e Putin, mentre l’Onu resta a guardare”

    I raid di Assad

    Lo scorso 4 settembre 2018, hanno avuto inizio i raid aerei governativi dell’esercito siriano nella provincia settentrionale di Idlib.

    L’operazione aerea anticipa l’offensiva di terra, secondo quanto riferito dai media locali.

    In particolare, i bombardamenti hanno interessato l’area di Jisr ash Shughur e quella tra le città di Hama e Idlib.

    Attualmente sono i jihadisti di Hayat Tahrir al Sham, gruppo nato dalla fusione di diverse sigle islamiste e costola di al Qaeda, a controllare il 60 per cento del territorio di Idlib, mentre la gran parte del restante 40 per cento è in mano agli uomini del Fronte di liberazione nazionale, un gruppo sostenuto dalla Turchia.

    L’attacco per riprendere il controllo della regione è stato fortemente criticato dagli attivisti in Siria, che hanno denunciato la morte di 8 civili di cui 5 sono bambini a seguito dei primi bombardamenti.

    Intanto l’inviato dell’Onu per la pace in Siria, Staffan de Mistura, si è rivolto ai presidenti Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan invitandoli a negoziare per evitare “un bagno di sangue” nella regione.

    Prima dell’inizio delle operazioni militari contro la regione, il presidente statunitense Donald Trump aveva rivolto parole dure via Twitter contro il governo siriano.

    “Il presidente Bashar al Assad non dovrebbe attaccare sconsideratamente la provincia di Idlib in Siria. E russi e iraniani farebbero un grave errore nel prendere parte a questa possibile tragedia umana. Centinaia di migliaia di persone potrebbero essere uccise. Non facciamo in modo che questo accada!”.

    Allarmata anche la Francia, che ha espresso “preoccupazione per una possibile vasta offensiva del regime siriano e dei suoi alleati” nella zona di Idlib.

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