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    Il Botswana concede a una compagnia petrolifera di trivellare in un parco naturale

    Secondo gli scienziati, le operazioni di scavo potrebbero deturpare il paesaggio mettendo a rischio alcune specie animali e mandando in crisi il settore turistico

    Di TPI
    Pubblicato il 2 Dic. 2015 alle 18:54 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 07:56

    Il governo del Botswana ha concesso in licenza a una compagnia petrolifera britannica una vasta area di un parco naturale da utilizzare per le trivellazioni di gas.

    Il parco transfrontaliero Kgalagadi si trova nel sudovest del Paese, a cavallo tra Botswana, Namibia e Sudafrica. All’interno della riserva vivono diverse specie di animali, tra cui antilopi, gazzelle, iene, sciacalli, zebre e grossi felini, come leopardi, leoni e ghepardi.

    Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico The Guardian, le trattative si erano concluse già nel settembre 2014, quando l’azienda, che ora ha preso il nome di Karoo Energy, si chiamava Nodding Donkey.

    La compagnia non avrebbe ancora iniziato i lavori nell’area e non è ancora stato annunciato quando partiranno le trivellazioni.

    (Qui sotto nella mappa del The Guardian: la zona del parco Kgalagadi destinata alle trivellazioni)

    L’area concessa in licenza occupa quasi la metà del territorio del parco transfrontaliero nel Botswana e secondo alcuni esperti lo sfruttamento di un’area tanto estesa potrebbe comportare conseguenze economiche e naturali catastrofiche per l’intero stato africano.

    Secondo il dottor Peter Apps, studioso dei predatori del Botswana, gli scavi avranno un altissimo impatto sulle riserve idriche della zona, mettendo a rischio alcune specie.

    Gus Mills, uno scienziato che lavora da 18 anni al Kgalagadi, ha definito il programma di trivellazione “un altro chiodo nella bara delle aree selvagge del mondo”. 

    Secondo i dati del Consiglio mondiale dei viaggi e del turismo, nel Botswana l’industria turistica sarebbe al secondo posto per ingressi economici dopo le miniere di diamanti e nel settore lavorerebbero 32mila persone.

    Gli attivisti hanno lanciato l’allarme, affermando che le trivellazioni potrebbero deturpare la zona in maniera consistente, devastandone le attrattive paesaggistiche.

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