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    La mappa dei paesi più “buoni” del mondo

    Credit: Good Country Index

    Il Good Country Index è un'idea di Simon Anholt, un professore britannico che ha calcolato il contributo di ogni paese al bene comune dell'umanità

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 2 Set. 2017 alle 13:23 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:40

    Questa mappa, basata sui dati del Good Country Index, descrive quanto ogni paese del mondo contribuisce al bene comune del pianeta e dei suoi abitanti. Il tutto nasce nel 2014 da un’idea del britannico Simon Anholt, un consulente politico indipendente che ha lavorato con almeno 50 governi del mondo per aiutare a sviluppare nuove strategie per una maggiore integrazione economica, ecologica e culturale tra tutti i paesi della Terra.

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    L’idea del professore dell’Università dell’East Anglia è abbastanza semplice: misurare quanto ogni paese del mondo contribuisce al bene comune dell’umanità, in base alle proprie dimensioni economiche e demografiche.

    L’indice calcolato da Anholt si basa su dati pubblicati dalle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali. A ogni stato del mondo così viene assegnato un punteggio che mostra se sia un creditore netto per l’umanità oppure se rappresenti un peso per il pianeta.

    Il Good Country Index non intende giudicare i paesi coinvolti nello studio, ma rappresentare uno stimolo per tutti i governi a fare di più per il bene dell’umanità. Questo è possibile, secondo Anholt, se l’amministrazione nazionale riesce a servire gli interessi del proprio popolo, non solo senza danneggiare quelli di altri paesi, ma possibilmente contribuendo a migliorare le condizioni del pianeta.

    È importante spiegare che non stiamo facendo giudizi morali sui paesi. Ciò che intendiamo per un buon Paese è qualcosa di molto più semplice: è un paese che contribuisce al maggior bene dell’umanità. Un paese che serve gli interessi del proprio popolo, ma senza danneggiare – e preferibilmente avanzando – gli interessi delle persone in altri paesi.

    L’indice è calcolato in base a sette diversi indicatori: Anholt ha infatti assegnato a tutti i 163 paesi considerati un punteggio per il contributo dato da quello stato al resto del mondo in termini di scienza e tecnologia; cultura; sicurezza e pace internazionale; ordine mondiale; cambiamento climatico; benessere e parità di diritti e opportunità; e salute.

    Non sorprende che in una classifica del genere siano i paesi del nord Europa a farla da padroni. Lo scettro di paese più “buono” del mondo spetta così alla Svezia, che precede Danimarca e Paesi Bassi nella top 3 di questa lista speciale.

    A dire il vero i primi nove paesi della top 10 del Good Country Index è composta da paesi europei: oltre ai primi tre già citati, si tratta di Regno Unito, Svizzera, Germania, Finlandia, Francia e Austria. Il decimo posto è invece occupato dal Canada.

    Per quanto riguarda l’Italia, Anholt la considera il 16esimo paese che contribuisce di più al benessere dell’umanità. Il contributo migliore del nostro paese è dato soprattutto in termini di cambiamento climatico, se la classifica contasse solo questo indicatore infatti, l’Italia risulterebbe il quinto paese che contribuisce di più al mondo alla protezione dell’ambiente.

    Roma precede poi paesi importanti come Australia, al 18esimo posto, Giappone, al 19esimo, gli Stati Uniti, che occupano la 20esima posizione e il Brasile, al 47esimo posto. Anche alcuni paesi europei, come la Spagna, al 21esimo posto, e la Grecia, al 32esimo contribuiscono meno dell’Italia al benessere mondiale.

    Simon Anholt ha lanciato la sua iniziativa del Good Country Index con un video sul canale TEDtalk del giugno 2014.

     

    Qui è possibile vedere l’intera mappa:

    Credit: Good Country Index
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