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    Gli Usa interverrano in Siria?

    Dopo aver inviato 200 truppe in Giordania, gli Stati Uniti riconoscono l’utilizzo di armi chimiche da parte del governo siriano

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 26 Apr. 2013 alle 06:44 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:47

    Il governo siriano ha utilizzato o no armi chimiche contro la sua popolazione? Questa è la domanda che è risuonata nelle pagine dei quotidiani internazionali degli ultimi giorni e a cui sembra sia stata data risposta affermativa. La questione è d’importanza centrale nella politica degli Stati Uniti nei confronti del Paese mediorientale, in guerra civile da ormai due anni.

    Lo scorso agosto lo stesso presidente americano Barack Obama aveva dichiarato che l’utilizzo di armi chimiche da parte del governo baathista avrebbe rappresentato il superamento di una ‘linea rossa’, che avrebbe cambiato le carte in tavola, suggerendo in maniera poco velata la possibilità concreta di un intervento militare. Oggi il governo statunitense, tramite le parole del segretario alla Difesa Chick Hagel, ha ammesso per la prima volta la possibilità che quella linea sia stata superata.

    Martedì scorso erano state accolte con scetticismo le dichiarazioni del capo del dipartimento ricerche dell’intelligence israeliana, che durante una conferenza stampa aveva parlato di come la Siria stia sempre più ricorrendo all’utilizzo delle temute armi chimiche per reprimere la ribellione, in particolare gas nervino.

    L’affermazione seguiva di una settimana le accuse di Francia e Gran Bretagna, che hanno scritto al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon chiedendo un’indagine approfondita in merito. La perplessità degli analisti si rivolgeva al carattere indiziario delle prove portate a dimostrazione dell’impiego delle armi: gli israeliani hanno indicano foto di siriani con schiuma alla bocca e pupille dilatate, facilmente falsificabili da parte di chi, come i ribelli, ha forte interesse ad alimentare queste preoccupazioni.

    I ribelli hanno insistito, garantendo di aver prelevato campioni di terriccio e sangue a sostegno delle loro accuse e nel pomeriggio di giovedì sono giunte per bocca di Chuck Hagel le prime conferme dell’utilizzo di armi chimiche. Da Abu Dhabi il segretario alla Difesa ha annunciato che l’intelligence americana ha accertato, con “un grado variabile di confidenza” che probabilmente la Siria ha impiegato le famigerate armi su bassa scala.

    Mentre ci si chiede quale decisione prenderà l’esecutivo guidato di Barack Obama, non si può trascurare una notizia di una settimana fa, quando è stato reso pubblico l’invio di 200 truppe in Giordania da parte del Pentagono, con il compito di assistere i ribelli nella vicina Siria nel rifornimento di aiuti umanitari. Secondo il Los Angeles Times l’esercito americano ha pianificato anche il potenziale arrivo di più di 20 mila uomini, una forza di cui i 200 in partenza sarebbero solamente l’avanguardia. In tal caso l’operazione avrebbe l’obiettivo di trovare ed assicurare la scorta di armi chimiche nelle mani del governo siriano.

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