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    Germania, in aumento le richieste di asilo di cittadini turchi

    Nei primi sei mesi del 2016 sono state registrate altrettante domande dell'intero 2015, in modo particolare da parte di persone di etnia curda

    Di TPI
    Pubblicato il 5 Ago. 2016 alle 16:07 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:13

    Il Bundesamt für Migration und Flüchtlinge (Bamf), ufficio federale tedesco responsabile per i rifugiati e le migrazioni, ha reso noto che nei primi sei mesi di quest’anno in Germania si è registrato quasi lo stesso numero di domande d’asilo provenienti da cittadini turchi dell’intero 2015.

    L’anno scorso si erano infatti registrate in totale 1.767 richieste contro le 1.719 dei primi sei mesi del 2016. L’altro dato rilevante riguarda il fatto che grandissima parte dei richiedenti asilo provenienti dalla Turchia sono curdi (1.510 fino al giugno 2016 e 1.428 nel 2015) che cercano protezione visto che nei territori di provenienza gli scontri sono all’ordine del giorno, in particolare fra l’esercito regolare e i ribelli del partito dei lavoratori curdo (Pkk).

    La mancanza di sicurezza è quindi il principale motivo delle richieste di asilo, come sottolineato dalle autorità stesse. Eppure, se il numero delle richieste presentate aumenta, diminuisce la quota di accettazione passando dal 14,7 per cento del 2015 al 5,2 per cento di questi primi sei mesi.

    Attualmente nessuna fonte ufficiale si è pronunciata sulle possibili conseguenze del recente colpo di stato, mentre una portavoce del Bamf ha dichiarato che al momento non ci sono cause di forza maggiore che richiedano un mutamento generale della quota ufficiale di richieste da accettare da parte di cittadini turchi, pertanto i casi vengono vagliati singolarmente prima di prendere una decisione.

    Tuttavia, Karl Kopp (referente europeo dell’associazione Pro Asyl) ha ribadito che occorre tener presente le mutate condizioni del paese in quanto verosimilmente ai curdi si aggiungeranno giornalisti, accademici e attivisti per i diritti umani. 

    *A cura di Maria Grazia Patania

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