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    Anche la Francia ha affidato parte della campagna vaccinale a McKinsey. Ecco come è andata

    Il presidente francese Emmanuel Macron. Credit: ANSA
    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 7 Mar. 2021 alle 07:08 Aggiornato il 7 Mar. 2021 alle 16:02

    La Francia ha affidato parte della campagna vaccinale a McKinsey

    La decisione del governo Draghi di avvalersi della consulenza della multinazionale McKinsey per l’elaborazione di una parte del Recovery Plan ha creato alcune polemiche e sollevato diversi dubbi. Anche se si tratta di un contratto di soli 25mila euro tra il Ministero dell’Economia e la società privata, l’arrivo dei tecnici è stato deciso senza che il Parlamento fosse informato. La notizia è stata rivelata da Radio Popolare, e confermata in un secondo momento dal Mef.

    Inoltre McKinsey, che esercita un potere globale, per svolgere il suo lavoro di “supporto tecnico operativo di project management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano” (come precisato dal Mef in una nota) entrerà probabilmente in possesso di dati sensibili relativi ai nostri interessi strategici. Infine, diversi commentatori si sono chiesti che senso abbia avuto aver formato un esecutivo composto in parte da tecnici, se questi stessi tecnici hanno bisogno di un ulteriore supporto esterno.

    Certo, il Next generation Eu è il più importante piano di ripresa economico dal secondo dopoguerra a oggi, ma non è la prima volta che un’amministrazione pubblica subappalta servizi di consulenza a multinazionali, in Italia (dove, per esempio, il ministero dell’Interno è affiancato da società private come Ernst and Young nei programmi di gestione dei flussi migratori) e all’estero.

    Queste hanno avuto un ruolo anche nella gestione della pandemia: in Francia il governo di Emmanuel Macron ha incaricato proprio McKinsey di provvedere alla “implementazione vaccinale”, con un contratto di 3,4 milioni di euro, stipulato senza che la popolazione fosse informata: i dettagli sono stati rivelati dalla deputata conservatrice Veronique Louwragie, relatrice del bilancio sui temi della sanità.

    Come ha messo in evidenza il New York Times, però, la gestione della campagna è stata tutt’altro che efficiente: ancora oggi la Francia è in fondo alla classifica dei Paesi dell’Unione Europea per percentuale di dosi somministrate rispetto alla popolazione, con il 7,71 per cento di persone immunizzate, un valore che in Italia e Germania supera l’8 per cento, in Spagna il 9 per cento secondo il monitoraggio di Ourworldata. Con l’accordo McKinsey è stata incaricata di assicurarsi che le dosi di vaccino fossero distribuite più velocemente alle case di cura, agli operatori sanitari e agli anziani.

    Eppure dopo poche settimane dall’inizio della campagna, la Francia aveva inoculato solo “alcune migliaia di dosi di vaccino”, secondo quanto reso noto dal ministro della Sanità francese, Olivier Veran, rispetto alle 230mila dosi distribuite in Germania e alle 110mila dalle autorità sanitarie italiane a inizio gennaio.

    Dopo aver messo in luce il coinvolgimento di McKinsey, la deputata del partito repubblicano Louwragie ha scoperto che negli ultimi dieci mesi sono stati siglati tra il governo e le società di consulenza ben 26 contratti in diversi settori, “uno ogni due settimane”.  Nella gestione della campagna vaccinale sono state reclutate anche Citwell per la logistica e i dispositivi di protezione individuale (3,8 milioni di euro), e Accenture per i servizi internet relativi alla campagna (1,2 milioni). Altri 2,2 milioni sono stati impegnati per contratti con Roland Berger, Deloitte e JJL Consulting.

    In una lettera inviata al presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, 18 parlamentari conservatori hanno chiesto chiarimenti sul coinvolgimento della società privata, citando anche un recente accordo tra McKinsey e le autorità degli Stati Uniti del valore di 600 milioni di dollari, che la società privata ha accettato di pagare a 47 Stati perché ritenuta responsabile di aver contribuito alla “devastante crisi degli oppioidi”, tramite una consulenza fornita all’azienda farmaceutica Purdue Pharma, produttrice dell’antidolorifico a base di oppio che in America ha causato 450mila morti negli ultimi 20 anni.

    Come osserva il quotidiano americano, nel caso della consulenza per la campagna vaccini, nessuno ha accusato Mc Kinsey di non aver gestito bene l’incarico, anche perché la multinazionale ha stipulato accordi simili anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove le vaccinazioni procedono a ritmo spedito. Inoltre le autorità sanitarie francesi – oltre ai problemi legati all’approvvigionamento da parte delle case farmaceutiche che anche gli altri Paesi dell’Unione Europea si sono trovati ad affrontare – hanno dovuto combattere con uno scetticismo e un’ostilità dilaganti da parte dei movimenti No Vax, come rivelato da un’inchiesta del TIME, per altro accentuate dalla notizia del coinvolgimento della multinazionale nella campagna.

    Tuttavia la scarsa performance ha sollevato dubbi sul valore che la consulenza ha aggiunto alla gestione della campagna in un Paese che – dal 2018 ad oggi – ha stipulato 575 contratti con le società di consulenza, incaricate di sostituire la pubblica amministrazione in numerosi settori.

    Frédéric Pierru, sociologo e ricercatore al Centro Nazionale Francese per la Ricerca Scientifica, ha dichiarato al New York Times che i modelli che le società tendono a importare da altri settori o industrie, non sempre sono adatti alle politiche di salute pubblica. Inoltre “una volta terminato il contratto, il governo non si guarda indietro per valutare se la consulenza ha funzionato o meno”. “È troppo presto per dire se McKinsey e le altre società hanno aggiunto valore alla campagna, ma credo che non lo sapremo mai veramente”, ha aggiunto il sociologo.

    “Non sono sconvolta dal fatto che il governo abbia chiamato società di consulenza esterne“, ha dichiarato la deputata Louwagie. “Ma in Francia questa è un ammissione di incompetenza, la fine del nostro ‘savoir faire‘ e delle nostre competenze tecniche nell’amministrazione della sanità, che avremmo dovuto utilizzare per gestire la crisi. Se le autorità sanitarie di un Paese hanno bisogno di chiedere supporto alle società esterne, dobbiamo chiederci perché”.

    Leggi anche: Marco Revelli: “McKinsey? Così il Recovery diventa un’occasione solo per pochi, non per l’Italia”
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