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    Repubblica democratica del Congo: il voto tra scontri e rinvii

    Credit: AFP

    Le elezioni erano programmate per il 23 dicembre, ma sono state rimandate a causa degli scontri nel paese

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 30 Dic. 2018 alle 09:40 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:36

    Domenica 30 dicembre 2018 i cittadini della Repubblica Democratica del Congo sono chiamati alle urne per le elezioni generali, previste inizialmente per il 23 dicembre.

    Le elezioni saranno condotte a livello nazionale, ma in tre città si voterà invece nel marzo 2019. I seggi si sono aperti alle 6 ora locale e rimarranno a disposizione per dodici ore, fino alle alle 18 ora locale. Si vota in oltre 75 mila seggi sparsi in tutto il Paese, tranne che in tre aere dove l’elezione è stata rinviata per questioni di sicurezza e per il propagarsi dell’epidemia di ebola (sono i distretti di Beni e Butembo nella provincia del Nord Kivu e quello Yumbi nella provincia di Mai- Ndombe).

    L’attuale presidente Joseph Kabila, 47 anni, è al potere dal gennaio 2001, dopo che suo padre, l’ex presidente Laurent Kabila, è stato assassinato da una delle sue guardie del corpo.

    Il secondo e ultimo mandato di Kabila in realtà è terminato due anni fa, ma ha potuto mantenere il potere grazie a una clausola presente nella Costituzione.

    Gli osservatori internazionali sono preoccupati per il rispetto del principio di segretezza e di libertà del voto e temono che Kabila possa trovare un modo per continuare a mantenere il controllo del paese.

    I politici che hanno ricevuto l’autorizzazione a presentare la loro candidatura alle elezioni del 30 dicembre sono in totale ventuno.

    Nella stessa giornata, gli elettori voteranno anche per i 500 seggi nazionali e i 715 provinciali. Più di 46 milioni di persone si sono registrate per esprimere il proprio voto.

    Le proteste – In vista delle elezioni sono state numerose le proteste in tutto il paese contro il governo attuale, alcune delle quali particolarmente violente.

    Circa 8mila macchine per il voto elettronico, pari a due terzi dei macchinari necessari per la sola capitale, sono state distrutte dall’inizio di dicembre: a Kinshasa vive il 15 per cento totale dell’elettorato congolese.

    Peggiore la situazione nella città del nord-est di Beni, dove le forze di sicurezza hanno usato armi da fuoco e lacrimogeni contro i manifestanti che stavano protestando contro la loro esclusione dalle elezioni presidenziali.

    La commissione elettorale infatti ha deciso di posticipare il voto a Beni e Butembo a causa dell’epidemia di ebola che ha colpito la zona.

    Secondo l’opposizione locale, la decisione è stata presa per cercare di prendere tempo e togliere consensi al candidato che corre corre contro il favorito di Kabila,  Emmanuel Ramazani Shadary.

    “Pensiamo sia giunto il momento che il popolo congolese abbia delle elezioni credibili e trasparenti. Non possiamo ottenere ciò con Kabila e quindi abbiamo bisogno di un cambiamento, abbiamo bisogno di una transizione senza Kabila nella speranza di avere elezioni credibili e trasparenti “, ha invece affermato Robert Njdangala, attivista di Filimbi, un movimento a favore della democrazia e in difesa della società civile.

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