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    Elezioni in Senegal: il presidente uscente favorito, l’opposizione in carcere o in esilio

    Credit: Alaattin Dogru/Anadolu Agency
    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 24 Feb. 2019 alle 19:40 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 10:58

    Domenica 24 febbraio 2019 si sono tenute le elezioni presidenziali in Senegal. È la prima volta che il paese va alle urne dopo l’approvazione tramite referendum nel 2016 di una legge che riduce da 7 a 5 anni la durata del mandato presidenziale.

    Almeno 6,5 milioni di senegalesi si sono registrati per poter esprimer il proprio voto e la commissione elettorale ha istituito circa 15mila postazioni di voto in tutto il paese dell’Africa occidentale, che conta su una popolazione di 15 milioni di persone

    I candidati

    Il presidente uscente Macky Sall, ha presentato di nuovo la sua candidatura nella speranza di ottenere un secondo e ultimo mandato: è lui il candidato dato per favorito nelle elezioni del 2019, secondo quanto emerso dai sondaggi.

    La vittoria di Sall sembra quasi scontata soprattutto dopo che i due leader dell’opposizione del Senegal sono stati esclusi dalle elezioni.

    L’ex sindaco della capitale, Khalifa Sall (he non è imparentato con il presidente attuale), sta scontando una pena detentiva di cinque anni per corruzione, mentre Karim Wade, figlio dell’ex leader del paese Abdoulaye Wade, è in esilio in Qatar dopo aver passato sei anni in carcere con l’accusa di corruzione.

    Sia Sall che Wade hanno sempre negato le accuse a loro carico, affermando che di essere prigioni politici.

    Il sistema elettorale

    Il conteggio dei voti inizierà poco dopo la chiusura dei seggi: i risultati provinciali saranno rilasciati entro il 26 febbraio, mentre per quelli ufficiali si dovrà attendere il primo marzo.

    Per poter diventare presidente, un candidato deve avere il 50 per cento dei voti. Se nessuno riesce a raggiungere la percentuale minima delle preferenze il 24 marzo il paese andrà al ballottaggio.

    Il periodo elettorale è stato relativamente pacifico, ma secondo quanto riportato da Amnesty International almeno due persone sono state uccise in incidenti legati alla campagna elettorale dal 4 al 24 febbraio.

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