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    Elezioni presidenziali Mali 2018 | Tutto quello che c’è da sapere

    Notimex / Luca Pistone / Cor / Hum / Afp

    Il 29 luglio 2018 si tengono in Mali le elezioni per scegliere il nuovo presidente della Repubblica

    Di Gianluigi Spinaci
    Pubblicato il 31 Lug. 2018 alle 12:10 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 08:22
    Elezioni presidenziali Mali 2018 | Il sistema elettorale in Mali | I principali candidati | La campagna elettorale

    In Mali è iniziato lo spoglio delle schede dopo la chiusura delle urne delle elezioni presidenziali.

    Il presidente uscente, Ibrahim Boubacar Keita, e il leader dell’opposizione, Soumaila Cissè, si sono detti sicuri di essere in testa nel conteggio dei voti delle presidenziali ma i risultati ufficiali non arriveranno prima di venerdì 3 agosto.

    Lunedì 30 luglio, Mamadou Camara, un portavoce del presidente uscente, aveva detto che Keita era “in ampio vantaggio” senza fornire alcuna cifra a supporto della propria affermazione. “È in una buona posizione per garantirsi la rielezione”, aveva aggiunto.

    Secondo il responsabile della campagna del leader dell’opposizione, Tiebilè Dramè, ci sarà un ballottaggio che opporrà Cissè al presidente Keita, come si era verificato nel 2013.

    Un eventuale doppio turno è in programma per il 12 agosto.

    A votare sono stati oltre otto milioni di aventi diritto, che hanno scelto tra 24 candidati, tra cui l’imprenditrice Djeneba N’Diaye, la prima donna candidata alle presidenziali.

    Secondo un avviso trasmesso in serata dalla televisione pubblica ORTM, che citava dati del ministero della Sicurezza Nazionale, alcuni “incidenti hanno impedito di votare in 105 seggi” sugli oltre 23mila istituiti in tutto il paese.

    Il voto si è celebrato senza tensioni nella capitale Bamako e nel sud del paese mentre atti di violenza si sono verificati nel centro e nel nord, dove alcuni seggi sono stati incendiati a Timbuktu, Gao, Mopti e a Segou. Nel  villaggio di Aguelhok, nella regione settentrionale di Kidal, sono stati sparati almeno 10 razzi di mortaio, di cui uno ha colpito un’area a 100 metri da un seggio elettorale, provocando la sospensione delle operazioni di voto. L’attacco è stato rivendicato dal “Gruppo per l’affermazione dell’islam e dei musulmani” (GSIM), guidato dal cittadino maliano di etnia touareg Iyad Ag Ghali.

    Gli incidenti si sono verificati nonostante la mobilitazione di oltre 30mila agenti delle forze di sicurezza, compresi alcuni soldati della missione militare francese Barkhane.

    Il primo ministro maliano Soumeylou Maiga ha definito il voto “soddisfacente, nonostante gli incidenti legati al clima, che hanno impedito il voto in alcune località”.

    Il sistema elettorale in Mali

    Per essere eletti è necessario raggiungere la maggioranza assoluta dei voti.

    Se nessuno degli aspiranti presidenti dovesse raggiungerla, si andrà al ballottaggio, che, qualora dovesse essere necessario, è stato previsto per il 7 agosto.

    I principali candidati

    Ibrahim Boubacar Keïta, il presidente uscente, si ripresenterà alle elezioni di quest’anno e sarà appoggiato da una colazione politica che comprende ben settanta partiti.

    Il leader dell’opposizione al parlamento, Soumaïla Cissé, sarà invece il candidato del suo partito, l’Union pour la République et la Démocratie e della piattaforma Ensemble, restaurons l’espoir.

    Il raggruppamento di Cissé raccoglie una trentina di partiti e oltre duecento associazioni. Secondo i media locali, in occasione della proclamazione ufficiale come rappresentante della sua coalizione, erano presenti ben sessantamila persone.

    Alla manifestazione era presente anche Ras Bath, un famoso blogger e attivista maliano, arrestato nell’agosto 2016.

    Il suo vero nome è Mohammed Youssouf Bathily ed è figlio dell’ex ministro, Mohamed Ali Bathily.

    Anche il padre di Ras Bath, Mohamed Ali Bathily, farà parte dei candidati per queste elezioni presidenziali. Ali Bathily rappresenta infatti i contadini e gode del sostegno dei capi-villaggio e di diverse associazioni agricole.

    Al centro del suo programma ha posto la lotta contro la corruzione e il diritto alla proprietà terriera per gli abitanti delle zone rurali.

    Anche Modibo Sidibé, un ex primo ministro, è in corsa per la poltrona più ambita del paese africano.

    Sidibé è il presidente del partito Forces alternatives pour le renouveau et l’émergence, ed ha il sostegno di alcuni partiti politici e di alcune associazioni.

    Tra gli altri candidati ci sono Aliou Boubacar Diallo ricchissimo proprietario della Wassoul’Or, la miniera aurifera di Kodiéran, nel sud del Mali e sostenuto dal partito Alliance démocratique pour la paix.

    Nel 2013 Diallo era un grande sostenitore di Keïta, ma da tempo i loro rapporti si sono incrinati e nel 2016 ha lasciato il partito del presidente uscente per passare all’opposizione.

    La campagna elettorale

    Il Mali arriva a queste elezioni in un momento assai complicato sul fronte della politica interna.

    Malgrado l’accordo di Algeri siglato nel 2015 e la cui attuazione non è mai stata completata, la pace e la sicurezza nel paese africano sono ancora lontane.

    Nemmeno la presenza dei caschi blu dell’ONU e dei militari francesi di Barkhane ha interrotto il susseguirsi degli attacchi terroristici in Mali e in tutto il Sahel, con molti ostaggi occidentali, soprattutto operatori umanitari, che si trovano tuttora in mano ai ribelli.

    In questo contesto è alquanto improbabile che le elezioni e le operazioni di scrutinio si svolgano in modo regolare. Il Consiglio Europeo ha infatti esteso l’European Union Training Mission fino al 18 maggio 2020, incrementando anche notevolmente il budget, che così da 33,4 milioni di euro dello scorso biennio, è passato a 59,7 di euro.

    L’European Union Training Mission svolge compiti di addestramento, formazione e supporto logistico dell’esercito di molti paesi africani, tra cui il Mali.

    Leggi anche: Mali: raid dei jihadisti contro i tuareg, 20 morti

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