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    Elezioni in Israele, le liste in campo nel terzo voto in meno di un anno

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 17 Gen. 2020 alle 16:37 Aggiornato il 23 Feb. 2023 alle 11:13

    Elezioni Israele 2020: tutte le liste candidate

    Mentre Israele si appresta a essere chiamato per la terza volta alle urne nel giro di un anno, i partiti politici del Paese hanno depositato in tutto 30 liste per concorrere alle elezioni del 2 marzo 2020. Si tratta dello stesso numero di liste che hanno preso parte al voto dello scorso settembre e nove in meno delle 39 che si sono sfidate nel voto di aprile.

    Israele nell’ultimo anno non è riuscito a formare alcun governo per via di una serie di veti incrociati, con:

    Questa impasse si è verificata dopo le elezioni di aprile e ripetuta dopo quelle di settembre, costringendo il Paese a un terzo voto in meno di un anno.

    Prima di vedere quali sono le liste che correranno al voto del 2 marzo, è bene chiarire qual è il sistema elettorale israeliano e le ripercussioni sulla configurazione delle liste. In Israele si vota con un sistema proporzionale con sbarramento al 3,25 per cento: le liste presentano candidati in un ordine bloccato predefinito, spesso deciso da consultazioni interne ai partiti. Ogni partito, come in genere succede con il sistema proporzionale, corre singolarmente senza alleanza di sorta.

    Tuttavia, i blocchi politici di “centrosinistra” e “centrodestra” sono spesso messi in chiaro prima del voto e possono essere messi in campo piccoli accordi per evitare che i resti oltre ai seggi elettorali ottenuti da ciascuna lista vadano dispersi.

    In ogni caso questo sistema elettorale, in un sistema politico caratterizzato da una moltitudine di partiti, porta molte forze politiche a presentare liste comuni per evitare di scendere sotto la soglia del 3,25 per cento, rimanendo fuori dal parlamento. Tali accordi vengono portati avanti fino all’ultimo minuto valido per la presentazione delle liste, e talvolta possono riservare sorprese, esclusioni o alleanze dell’ultimo minuto volte a cercare di non lasciare perduto nemmeno un voto e ottenere così più seggi possibili tra i 120 in palio.

    Ecco un panorama di quelle che saranno le liste alle elezioni israeliane del 2 marzo 2020:

    LIKUD – Il Likud (che in lingua ebraica significa “consolidamento”) è il principale partito del centrodestra israeliano, di orientamento nazionalista e liberal-conservatore, e guidato dal premier Benjamin Netanyahu, capo del governo ininterrottamente dal 2009 (dopo esserlo già stato dal 1996 al 1999). Diversamente da altri partiti, il Likud corre da solo senza necessità di formare un cartello elettorale insieme ad altre forze politiche. Per la prima volta nelle tre elezioni dell’ultimo anno, Netanyahu è stato scelto come leader del Likud dopo primarie interne al partito contro il deputato Gideon Sa’ar.

    BLU E BIANCO – La principale forza politica contrapposta al Likud è Blu e Bianco (nome dovuto ai colori della bandiera di Israele), un cartello elettorale composto dal Partito della Resilienza Israeliano, guidato dall’ex generale Benny Gantz, e da Yesh Atid (in ebraico “C’è un futuro”), guidata dal giornalista ed ex conduttore televisivo Yair Lapid. Tra questi due partiti centristi, la principale differenza è che il secondo è maggiormente improntato sui temi laici. Dell’alleanza fa inoltre parte il partito Telem, leggermente spostato a destra rispetto agli altri due, che ha come leader Moshe Yalon, ex esponente del Likud.

    YISRAEL BEITEINU – Questa forza politica di stampo laico e nazionalista è stata l’ago della bilancia delle ultime due tornate elettorali. Il suo nome significa “Israele casa nostra” e il suo leader è Avigdor Lieberman, che è stato ministro della Difesa e degli Esteri oltre che vicepremier di diversi governi guidati da Netanyahu. La maggior parte della base elettorale di Yisrael Beiteinu è composta da ebrei di origine russa (Lieberman è nato a Chisinau, nell’attuale Moldavia, in una famiglia di ebrei russofoni), e il partito si batte per una politica di sicurezza basata su azioni preventive e porta avanti una politica fortemente laica, chiedendo tra le altre cose che gli ebrei ultraortodossi compiano regolarmente il servizio militare. Proprio queste posizioni laiche hanno portato al veto di Lieberman verso un governo con i partiti religiosi, mentre la sue posizioni sulla sicurezza l’hanno portato a un veto nei confronti della lista araba: due elementi che hanno contribuito allo stallo politico in cui si trova Israele.

    LABOR-GESHER-MERETZ – I due principali partiti di sinistra, Labor e Meretz, hanno creato per la prima volta una lista elettorale comune, unendosi anche al piccolo partito Gesher. Il Labor, oggi guidato da Amir Peretz, è l’erede di Mapai, il partito che ha espresso alcuni dei più noti politici della storia israeliana come David Ben Gurion, Golda Meir e Yitzhak Rabin, governando ininterrottamente Israele dalla sua nascita nel 1948 al 1977 e rimanendo poi uno dei due principali partiti insieme al Likud. Da alcuni anni, tuttavia, il partito ha perso notevolmente consensi ed è stato relegato ai margini della scena politica, rischiando addirittura di non raggiungere il quorum del 3,25 per cento. Proprio per questa ragione, ha scelto di costituire una lista comune con Meretz, partito più di sinistra, legato a temi laici, all’ambientalismo, al femminismo e che porta avanti una politica per la costituzione di due stati distinti tra Israele e Palestina. Oltre a questi due partiti, nell’alleanza c’è Gesher, piccolo partito centrista fondato da Orly Levy, ex parlamentare di Yisrael Beiteinu.

    YAMIMA – Il nome di questo partito significa semplicemente “Destra”, ed è l’unione elettorale di diversi partiti. Uno di questi è la Nuova Destra, formazione guidata dal ministro della Difesa Naftali Bennet e da Ayelet Shaked, considerata da molti uno dei possibili nomi per guidare la destra del futuro qualora un domani Netanyahu decidesse di farsi da parte. Tale partito si basa su una destra unitaria che vada oltre le divisioni tra laici e religiosi. Al loro fianco ci sono altri due partiti: la Casa Ebraica, legata all’ebraismo ortodosso e guidata dal rabbino militare Rafi Peretz, e l’Unione Nazionale, partito conservatore e nazionalista anch’esso vicino all’ebraismo ortodosso guidato da Bezalel Smotrich.

    SHAS – Un ruolo molto importante nella politica israeliana è quello dei partiti ebrei ortodossi. Il più grande di questi è Shas, punto di riferimento degli ebrei ortodossi sefarditi, guidato da Aryeh Deri

    YAHADUT HATORA – L’altro importante partito ultraortodosso è Yahadut HaTora, che significa Giudaismo Unito nella Torah, guidato dal rabbino Yaakov Litzman. Diversamente dall’altro partito ultraortodosso Shas, questo fa riferimento principalmente agli ebrei ashkenaziti.

    LISTA COMUNE – Si tratta della lista che raccoglie i partiti legati alla minoranza araba e musulmana presente nel Paese. Si tratta principalmente di quattro partiti, dalla storia e dall’orientamento differente ma uniti dal comune interesse di rappresentare la minoranza araba in parlamento. Alle consultazioni seguite alle elezioni israeliane dello scorso settembre la lista si è detta disponibile a sostenere un governo guidato da Benny Gantz, principalmente in chiave anti-Netanyahu: non succedeva dal 1992, quando sostennero Rabin, che partiti della minoranza araba sostenessero un politico sionista. Tuttavia Balad, il più intransigente tra i partiti della Lista Comune, non si era detto disponibile a sostenere Gantz.

    OTZMA YEHUDIT- Questo partito, il cui nome significa “Potere ebraico”, è un partito ultranazionalista, religioso ed anti-arabo, ritenuto da molti vicino all’ideologia kahanista, un’ideologia estremista anti-araba e favorevole a fare di Israele una teocrazia che è stata proibita dallo stato ebraico. Otzma Yehudit, oggi non rappresentato alla Knesset, sembrava destinato a entrare nella lista unitaria Yamina, ma i veti della Nuova Destra l’hanno portato a presentarsi da solo.

    VERDI – Il Partito Verde israeliano, guidato dalla parlamentare Stav Shaffir, sembrava destinato a presentarsi, dopo aver lasciato la lista comune con Meretz delle elezioni dello scorso settembre per dissidi tra la Shaffir e Nitzan Horowitz, leader di Meretz. Invece la Shaffir ha preferito non presentare la lista, per evitare di togliere voti importanti alla lista comune Labor-Gesher-Meretz.

    ALTRI – Ha destato rabbia la presentazione di una lista chiamata “Partito per il processo equo” guidata da Larissa Trembovler Amir, moglie di Yigal Amir, l’uomo che nel 1995 uccise il premier israeliano Yitzakh Rabin, chiedendo un nuovo processo sia per il marito che per altri detenuti. La parlamentare verde Stav Shaffir ha annunciato che farà ricorso contro questa lista.

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