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    Elezioni in Irlanda: guida al primo voto post Brexit

    Bandiera irlandese Credit: Ansa

    Primo voto post-Brexit. I candidati, i partiti, gli ultimi sondaggi: ecco tutto quello che c'è da sapere

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 7 Feb. 2020 alle 19:19 Aggiornato il 8 Feb. 2020 alle 12:17

    Elezioni in Irlanda: una guida al primo voto post Brexit

    ELEZIONI IRLANDA 2020 – Sabato 8 febbraio 2020 i cittadini della Repubblica d’Irlanda sono chiamati al voto per eleggere i 159 membri del Dáil Éireann, la camera bassa del Parlamento nazionale.

    Elezioni Irlanda, i candidati

    Secondo un sondaggio pubblicato ieri, venerdì 7 febbraio, il partito nazionalista Sinn Fein, guidato dalla leader Mary Lou McDonald, è in testa alle preferenze di voto cima davanti al Fine Gael del primo ministro in carica, Leo Varadkar, e a quello del principale sfidante, Micheál Martin, del partito di centro-destra Fianna Fail.

    Varadkar, leader del partito di centrodestra Fine Gael e capo di un governo di minoranza dal giugno 2017, vanta diversi primati nel panorama politico irlandese: oltre ad essere il più giovane Taoiseach nella storia del Paese, è anche il primo ad avere origini indiane e ad essere apertamente gay.

    Aveva ottenuto un grandissimo successo internazionale grazie al suo ruolo nei negoziati per la Brexit, ma questo non è bastato ad arginare il crescente tasso di impopolarità del suo governo all’interno del Paese, causato soprattutto dall’aumento vertiginoso del costo degli affitti e dai recenti scandali che hanno colpito il sistema sanitario nazionale.

    Varadkar si è quindi visto costretto a chiedere al capo dello Stato di sciogliere il Parlamento e di indire nuove elezioni, nonostante la scadenza naturale della legislatura fosse fissata per il prossimo anno.

    L’impennata del Sinn Fein, il partito unionista

    Con lo scioglimento del Dáil, il 14 gennaio 2020, ha avuto inizio la campagna elettorale. Storicamente parlando, da quando l’Irlanda ha raggiunto l’indipendenza dal Regno Unito sono sempre stati due partiti a contendersi la maggioranza dei seggi in parlamento: Fine Gael, da una parte, e Fianna Fàil, dall’altra, che si sono ininterrottamente alternati al governo di Dublino a partire dal 1922.

    Benché siano entrambi partiti di centro-destra, la loro divisione ha radici storiche risalenti alla Guerra civile irlandese, quando i due partiti assunsero posizioni diverse nei confronti del trattato di pace che ha permesso all’Irlanda di diventare uno Stato indipendente. Tuttavia, nel corso dei decenni, le differenze tra i due sono andate sempre più ad appianarsi: entrambi i partiti hanno il loro bacino elettorale nella classe media, di visione centrista e la cui priorità è la stabilità economica dell’Irlanda.

    Un secolo dopo, sembra che qualcosa si stia finalmente muovendo all’interno del panorama politico irlandese. Difatti, i dati più recenti indicano una grandissima crescita del partito repubblicano di sinistra Sinn Féin.

    Sinn Féin, inizialmente nato come braccio politico dell’Irish Republican Army (IRA) durante i Troubles, spicca tra tutti i partiti irlandesi per un motivo ben preciso: è un partito fortemente unionista. Come dichiarato nel loro manifesto politico, uno dei loro principali obiettivi politici è quello di raggiungere l’unità tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord (oggi parte del Regno Unito), proponendo un referendum sulla questione da svolgersi entro il 2025.

    Molto più cauti gli approcci di Fine Gael e Fianna Fàil, che, benché entrambi favorevoli alla riunificazione, ritengono che i tempi non siano ancora maturi per avviare una seria discussione sulla questione. Secondo una recente indagine dell’Irish Times, quattro irlandesi su cinque sono a favore di una riunificazione delle due Irlande, un ulteriore segnale di come la questione della riunificazione sia tornata al centro della politica irlandese – soprattutto grazie alla Brexit.

    Il sistema elettorale irlandese

    La Repubblica d’Irlanda è di tipo parlamentare bicamerale, con la Camera dei Rappresentanti e il Senato. Il sistema elettorale per scegliere i rappresentanti è di tipo proporzionale. Nello specifico, esso consiste nella formula del cosiddetto voto singolo trasferibile in circoscrizioni plurinominali.

    L’elettore esprime un voto di preferenza numerando i candidati in una lista preferenziale senza limiti imposti né per la scelta del partito né per la quantità di indicazioni di preferenza. Per conquistare il seggio, il candidato dovrà raggiungere un numero minimo di voti indicati nella soglia specifica (quota Dropp) per ogni circoscrizione.

    La Camera dei Rappresentanti è composta da 158 membri. Il partito favorito Sinn Fein si presenta in queste elezioni con 42 candidati, insufficienti per ottenere gli 80 eletti necessari per avere una maggioranza.

    Quali implicazioni per l’Europa

    Ma perché queste elezioni sono imporatnti per tutta Europa? “La maggior parte dei partiti in Irlanda sono a favore della Ue, tranne il Sinn Fein, che ha fatto campagna contro i trattati Ue”, conclude O’Malley. Lo studioso paragona i nazionalisti irlandesi di sinistra a movimenti come Syriza in Grecia o Podemos in Spagna, che vedono l’Ue come un’associazione capitalista.

    Eppure anche il Sinn Fein, negli anni, ha temperato la sua posizione anti-Ue soprattutto dopo che la Brexit ha reso l’opinione pubblica irlandese ancora più favorevole a restare nel blocco comunitario.

    Elezioni Irlanda, possibili scenari post-voto

    Gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto vedono Fine Gael al terzo posto dietro Fianna Fàil e Sinn Féin, che secondo un sondaggio condotto dall’Irish Times si troverebbe in testa con il 25 per cento (più che raddoppiando le percentuali fatte registrare alle europee di maggio). Sinn Féin si presenta a queste elezioni con solamente 42 candidati, numero ben lontano dagli 80 seggi necessari per ottenere la maggioranza.

    Tuttavia, le trattative per possibili coalizioni tra questi partiti sembrano già morte sul nascere dal momento che sia Fianna Fàil sia Fine Gael hanno dichiarato di non aver alcuna intenzione di formare un governo con la partecipazione di Sinn Féin.

    L’ago della bilancia saranno probabilmente forze minori quali i Verdi, il Partito laburista o qualche parlamentare indipendente. Resta il fatto che, qualora le percentuali dei sondaggi dovessero essere confermate alle urne, sarà difficile escludere Sinn Féin dalle trattative. Dopo (quasi) cent’anni di duopolio, ci sono tutte le carte in tavola per assistere ad un vero e proprio terremoto nel panorama politico irlandese.

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