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    Egitto, lanciata un’app che allerta i contatti in caso di arresto

    Nel paese, centinaia di persone svaniscono nel nulla ad opera delle forze di sicurezza. I Protect consente all'utente di inviare le proprie coordinate per non scomparire

    Di TPI
    Pubblicato il 6 Set. 2016 alle 12:54 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:13

    Scomparire nel nulla ad opera delle forze di sicurezza egiziane ormai è un’eventualità tutt’altro che remota, come testimonia la tragedia di Giulio Regeni. Ecco perché la Commissione egiziana sui diritti e le libertà (Ecrf) ha lanciato I Protect, un’app che consente agli utenti di allertare i propri contatti e l’organizzazione stessa in caso di arresto.

    L’app lanciata dal gruppo, disponibile per dispositivi Android, consente all’utente di digitare un codice in quella che è mascherata come una banale calcolatrice e inviare a tre contatti e all’organizzazione stessa un messaggio con le coordinate del luogo di arresto.

    Intervenire entro le prime 24 ore dal fermo è cruciale e la geolocalizzazione consente di individuare più facilmente la posizione della persona fermata, prima che si perda nei meandri del sistema giudiziario egiziano, all’interno del quale sarebbe difficile rintracciarla.

    I Protect potrebbe essere un modo di monitorare l’operato delle forze di sicurezza e costringerle a seguire i protocolli, prevenendo scomparse, abusi e torture. Tuttavia, non rappresenta una soluzione a un problema che lo stato egiziano rifiuta di riconoscere.

    Secondo Ecrf, nei primi otto mesi del 2015 sono scomparse 1.250 persone, fermate per strada e trasferite in centri di detenzione.

    Si pensa che attualmente centinaia di persone siano detenute segretamente (e illegalmente) negli uffici dell’agenzia per la sicurezza nazionale, situati nell’edificio che ospita il ministero dell’Interno.

    Attivisti, giornalisti e studenti sono tra le vittime più comuni. Amnesty International riferisce che ragazzi di appena 14 anni scompaiono nel nulla ad opera di enti governativi e viene negato loro qualsiasi contatto non solo con le famiglie ma anche coi legali.

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