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    Gli effetti della Brexit sulla Premier League

    Se al referendum sulla Brexit vincesse l'uscita dall'Ue, ciò avrebbe un impatto anche su manifestazioni come la Premier league per le nuove leggi sull’immigrazione.

    Di TPI
    Pubblicato il 22 Giu. 2016 alle 15:36 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:15

    Il referendum del 23 giugno sulla possibile uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, la cosiddetta Brexit, non avrà ripercussioni esclusivamente politiche ed economiche, ma influenzerà anche il mondo del calcio, vero culto quotidiano per il cittadino britannico.

    L’Unione europea non possiede alcun controllo diretto sullo sport a livello nazionale, ma Brexit impatterebbe comunque drasticamente su manifestazioni come la Premier league a causa dei cambiamenti nelle leggi sull’immigrazione.

    Karren Brady, conservatrice schierata per il remain e vicepresidente della squadra di calcio londinese West-Ham, ritiene che gli effetti sul campionato inglese sarebbero “devastanti”: in caso di vittoria del leave, diventerebbe più difficile per i giocatori provenienti dagli altri paesi membri dell’Ue trasferirsi nel Regno Unito.

    Ad oggi, circa 161 calciatori della Premier league provengono da stati appartenenti all’Unione europea o allo See, lo Spazio economico europeo, comprendente l’Ue con l’aggiunta di Norvegia, Islanda e Liechtenstein. Secondo uno studio del Guardian, se Brexit dovesse realizzarsi e le regole sulla libera circolazione di persone in Europa perdessero la loro validità, circa due terzi dei calciatori europei attualmente militanti in club inglesi non risulterebbero idonei per un permesso di soggiorno e sarebbero dunque costretti ad emigrare altrove. Questo causerebbe una notevole diminuzione nei livelli di spettacolo e competitività del campionato nazionale.

    Le regole introdotte recentemente dalla Football Association sui visti lavorativi per gli sportivi provenienti da paesi esterni al See verrebbero applicate anche per gli europei.

    Queste prevedono che un permesso di soggiorno venga garantito solo a calciatori originari dei primi 50 paesi del ranking mondiale Fifa, che abbiano giocato una certa percentuale di partite internazionali (con club o nazionali) negli ultimi due anni. I giocatori che non rispettano gli standard possono comunque far ricorso a una commissione per ottenere un’eccezione.

    Secondo alcuni, queste regole potrebbero beneficiare il calcio inglese, dal momento che i club saranno incoraggiati ad investire nei talenti nazionali, ma almeno nei primi anni la qualità del gioco scenderebbe.

    Ecco alcuni dei calciatori a cui il nuovo regolamento non concederebbe un visto lavorativo:

    Chelsea: K. Zouma, C. Azpiculeta

    Manchester United: D. De Gea , J. Mata, M. Schneiderlin, A. Martial

    Manchester City: E. Mangal, J. Navas, S. Nasri

    Arsenal: H. Bellerìn, F. Coquelin

    Liverpool: S. Mignolet 

    I sostenitori del leave dicono che più restrizioni sui trasferimenti dei calciatori potrebbero anche avere conseguenze positive: se il Regno Unito non facesse parte dell’Unione, risulterebbe più complicato per i giocatori britannici migrare verso mete calcistiche più ricche e prestigiose e dunque resterebbero in Premier. Se Brexit fosse effettivamente avvenuta qualche anno fa, forse Gareth Bale non sarebbe un blanco, ma ancora un hotspur.

     

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