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    Le parole commosse di Eddie Vedder per ricordare l’amico Chris Cornell

    Martedì 6 giugno il cantante dei Pearl Jam ha voluto ricordare l'amico e collega durante un suo concerto londinese attraverso un lungo discorso sul suo lutto

    Di TPI
    Pubblicato il 7 Giu. 2017 alle 09:20 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:58

    Eddie Vedder, cantante solista e leader di uno dei più noti gruppi emersi col movimento grunge, i Pearl Jam, ha approfittato di un concerto a Londra ieri 6 giugno per commentare per la prima volta la morte di Chris Cornell, suo amico e collega musicista.

    Cornell, suicidatosi a 52 anni lo scorso 18 maggio, aveva infatti debuttato con la sua band, i Soundgarden, pochi anni prima dei Pearl Jam, e da sempre le loro carriere erano state associate non solo per la stessa città di provenienza, Seattle, o per lo stile musicale simile, ma anche per l’amicizia personale che legava i membri dei due gruppi.

    Matt Cameron è stato per esempio batterista di entrambe le band, e nel 1991, prima del debutto discografico dei Pearl Jam, Vedder e Cornell avevano duettato nella hit Hunger Strike, prodotta a nome del gruppo Temple of the Dog che vedeva insieme elementi di entrambi i gruppi.

    In molti, nei giorni successivi alla morte di Cornell, che si è suicidato impiccandosi in una camera d’albergo di Detroit, apparentemente senza aver prima dato segnali rispetto alle sue intenzioni, si aspettavano quindi un commento da parte di Eddie Vedder, che però era rimasto in silenzio.

    Ieri martedì 6 giugno però il musicista, anche senza chiamare per nome l’amico, ha voluto ricordarlo durante un suo concerto londinese attraverso un lungo discorso sul suo lutto che ha commosso la platea dell’Hammersmith Apollo. Eccone alcuni estratti:

    “In questi giorni a volte mi riesce difficile concentrarmi. […] Ci sono alcune cose di cui finora non ho parlato, e ormai sta diventando lampante, perché ho perso un grande amico… Sono cresciuto con tre fratelli, e ne ho perso uno due anni fa in un tragico incidente, e dopo aver perso altre persone vicine, mi rendo conto di non essere bravo ad affrontare la cosa. Non ho voluto accettare la realtà, ed è il mio modo di farlo.

    Quindi voglio esserci per la sua famiglia, per la comunità, per i miei fratelli nella mia band, sicuramente per i fratelli della sua band. Ma queste cose richiedono tempo, e nel frattempo il mio amico non ci sarà più.

    Vorrei solo dire tutto questo a tutti coloro che sono stati colpiti da questo evento e hanno apprezzato in modo profondo il sostegno e i pensieri di un uomo che non era solo un amico, ma qualcuno al quale guardavo come fosse un fratello maggiore.

    Circa due giorni dopo aver ricevuto la notizia, dormivo in questo piccolo bungalow vicino al mare, un posto che gli sarebbe piaciuto. E verso l’una e mezzo di notte tutti questi ricordi hanno cominciato a riaffiorare, svegliandomi. […]

    E non ho potuto fermare i ricordi. Anche se cercavo di dormire, era come se i vicini avessero la musica alta e non potessi farci niente. Ma poi è andata bene perché poi sono arrivati anche i ricordi più piccoli, che continuavano a riaffiorare. E ho capito quanto sia stato fortunato ad avere ore e ore di tutti questi ricordi. Non volevo essere triste, volevo essere riconoscente. Sto ancora pensando a quei ricordi e continuerò a vivere con quei ricordi nel cuore, e gli vorrò bene per sempre”.

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