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    Duemila veterani difendono i nativi americani che protestano in North Dakota

    Le proteste sono iniziate nel mese di aprile e sono proseguite a oltranza. Non sono mancati episodi di violenza da parte della polizia locale contro i manifestanti

    Di TPI
    Pubblicato il 4 Dic. 2016 alle 15:42 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:19

    Sono più di duemila e sono giunti quattro giorni fa per proteggere i nativi americani della riserva di Standing Rock, nello stato americano del North Dakota, che da mesi protestano contro la costruzione di un oleodotto.

    Loro sono i veterani di guerra dell’esercito degli Stati Uniti arrivati nelle aree occupate dai manifestanti, per fare da veri e propri scudi umani e reprimere eventuali azioni di forza da parte della polizia locale ai danni di questi gruppi tribali, che difendono la loro terra dalla realizzazione del progetto Dakota Access

    “Ho pensato che questa fosse la cosa più importante da fare. Più di qualsiasi altra cosa”, ha raccontato all’agenzia Reuters il 69enne Guy Dull Knife, un veterano della guerra del Vietnam. 

    I veterani sono giunti a Cannon Bell, dove sorge l’accampamento dei manifestanti, poco prima della scadenza di un ultimatum delle autorità per lo sgombero degli attivisti. 

    Pur di ridimensionare la portata delle proteste, le autorità avevano pensato di mettere a punto un piano volto a tagliare i rifornimenti nel campo. Ma l’idea è stata abbandonata piuttosto in fretta, dopo una levata di scudi da parte degli attivisti che difendono la causa dei nativi americani, e soprattutto in seguito alle denunce di maltrattamenti da parte degli agenti locali ai danni dei manifestanti. 

    Le proteste hanno preso corpo nel luglio scorso e sono continuate per mesi. Il motivo? Le tribù di nativi americani hanno ritenuto la realizzazione di un oleodotto del valore di 3,8 miliardi di euro uno sfregio al loro habitat. Infatti, l’impianto dovrebbe attraversare un lago che si trova vicino alla riserva di Standing Rock dove vivono le tribù Sioux. 

    A sostegno della causa dei nativi americani si sono schierati anche ambientalisti e attori, tra cui Shailene Woodley e Susan Sarandon. 

    — LEGGI ANCHE: L’attrice americana Shailene Woodley arrestata nel corso di una protesta

    Lunedì 28 novembre, i funzionari avevano emesso un ordine per gli attivisti affinché lasciassero il campo Oceti Oceti Sakowin, che si trova su una proprietà privata vicino a Cannon Bell, nel North Dakota, chiamando in causa le condizioni atmosferiche avverse. 

    Tutte le misure volte a frenare la portata delle proteste sono state archiviate. Il governatore della città, Jack Dalrymple, che ha deciso di non applicare la direttiva per lo sgombero del campo, ha dichiarato di aver chiesto un incontro con il consiglio tribale dei Sioux di Standing Rock, al fine di ricostruire un rapporto. 

    “Abbiamo bisogno di parlare e di confrontarci per poter ristabilì un rapporto sereno”, ha sottolineato Dalrymple.

    Finché i timori di abusi e violenze da parte delle autorità locali contro i manifestanti non saranno dissipati, i veterani hanno fatto sapere di non avere alcuna intenzione di lasciare il campo, disposti anche a indossare nuovamente le loro vecchie uniformi militari, i giubbotti anti-proiettile e le maschere anti-gas pur di fronteggiare gli atti di forza della polizia locale. 

    “Siamo veterani delle forze armate degli Stati Uniti e chiediamo ai nostri compagni veterani di mettere assieme una milizia disarmata allo Standing Rock per difendere i protettori dell’acqua e delle terre sacre dalle aggressioni e dalle intimidazioni da parte della polizia”, ha dichiarato un ex marine.

    “Questo paese sta reprimendo la nostra gente. Se vogliamo essere davvero quei veterani che il nostro paese ammira, allora è nostro dovere difendere la Costituzione dai nostri nemici interni che non la rispettano”, ha concluso l’uomo.

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