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    Dopo l’attentato contro i soldati a Kayseri, assaltati gli uffici del partito filo-curdo

    Un punto sull'attacco che ha ucciso 13 giovani soldati in Turchia e sulle tensioni fra il governo di Ankara e il Pkk curdo

    Di Davide Lerner
    Pubblicato il 17 Dic. 2016 alle 16:03 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:34

    Un nuovo attentato ha colpito la Turchia nella giornata di oggi sabato 17 dicembre a Kayseri, uccidendo tredici giovani soldati di leva che viaggiavano in un autobus. 55 sarebbero i feriti, di cui dodici in terapia intensiva e sei che sembrano destinati a incrementare a breve la conta dei morti.

    Non è servito neppure che una formazione curda rivendicasse l’attacco perché la rabbia si scatenasse contro il quartier generale dell’HDP nella città. 

    Il partito progressista, noto per la sua vicinanza alla causa curda ma non esclusivamente legato alla minoranza, ha visto i propri uffici presi d’assalto da una folla imbufalita. “La patria non verrà divisa”, urlavano i manifestanti. E ancora: “occhio per occhio, dente per dente”. Eppure il partito aveva immediatamente condannato gli attacchi: “Siamo profondamente colpiti da questo vortice di violenza”, recitava il comunicato.

    Tutto ciò non è bastato a evitare che sui suoi uffici di Kayseri venisse issata la bandiera simbolo del partito nazionalista MHP: tre mezzelune su sfondo rosso che rappresentano popolo, fede e nazione. Oltre che la continuità storica fra Selgiuchidi, Ottomani e Turchia moderna.

    Commentando un attacco simile nel sud-est, poi rivendicato dal PKK, il vice-presidente dell’HDP Hisyar Ozsoy aveva parlato di “strategia della tensione” in un’intervista qualche settimana fa. Un’accusa rivolta ai servizi segreti turchi, sospettati di inscenare attentati per poi accusare gli autonomisti curdi e colpire anche il partito di opposizione HDP. Come se nell’Italia degli anni di piombo fosse il Partito Comunista a dover rispondere degli atti delle Brigate Rosse e di altri gruppi armati di questo tipo.

    Nei primi anni di governo AKP, il partito di Erdogan, le relazioni con il sud-est curdo si erano molto rilassate. Sembravano destinate a risolversi definitivamente attraverso il processo di avvicinamento fra la Turchia e l’Unione Europea poi naufragato, come anche il periodo di distensione che qualche commentatore aveva definito “primavera curda”.

    Un simile esito ha segnato le trattative fra il governo e il PKK di Ocalan che erano iniziate nel 2013, precipitando il sud-est in un nuovo vortice di scontri a partire dal Luglio 2015. Da allora, secondo il think-tank International Crisis Group, almeno 2.360 persone sono morte.  

    (Qui sotto un video dell’assalto alla sede del partito dell’Hdp filo-curdo a Kayseri, in Turchia. Credit: Twitter)

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