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    Le donne cecene che hanno truffato i militanti dell’Isis

    Tre donne cecene hanno ingannato numerosi militanti dell'Isis e guadagnato migliaia di euro, fingendo di voler partire in Siria

    Di TPI
    Pubblicato il 1 Ago. 2015 alle 16:50 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:28

    Nell’ultimo anno centinaia di donne sono partite dalla Cecenia – regione russa semi-autonoma e a prevalenza musulmana – per arruolarsi tra le fila dell’Isis, adescate online da militanti che promettevano loro di sposarle e farle felici per convincerle a recarsi in Siria e in Iraq.

    Tre giovani donne cecene hanno però approfittato del sistema di reclutamento online per ingannare e truffare i militanti. Si sono infatti fatte inviare migliaia di euro, fingendosi aspiranti combattenti.

    A volte erano le donne stesse a contattare i militanti, altre volte invece venivano adescate dopo aver postato foto nei social network travestite da combattenti.

    Una delle giovane cecene, Maryam, ha raccontato al sito russo Life News: “Un militante cercò di reclutarmi e mi chiedeva di andare in Siria, dicendomi che là si stava bene”. La donna gli disse di non avere soldi, e l’uomo le mandò circa 150 euro.

    Subito dopo aver ricevuto i soldi, Maryam cancellò gli account sui social media che aveva utilizzato e ne creò altri, per contattare e truffare altri militanti.

    Le tre donne sono riuscite a ricevere quasi tremila euro in totale. Secondo il sito Life News, anche altri ceceni – tra cui alcuni uomini – avrebbero utilizzato lo stesso metodo per farsi inviare dei soldi.

    Le tre donne sono state arrestate dalla polizia cecena, che ha scoperto la truffa mentre investigava la campagna di reclutamento online dell’Isis in Cecenia. Se verranno condannate per frode, le giovani rischiano una multa o una pena fino a sei anni di carcere.

    Ufficiali ceceni hanno detto al sito web Life News che era impossibile monitorare tutti gli scambi online tra militanti dell’Isis e ceceni. Il direttore del servizio federale ceceno sulle migrazioni, Asu Dudurkaev, nel 2013 fu licenziato quando si scoprì che la sua figlia ventenne era andata in Siria per sposare un combattente jihadista.

    — Leggi anche: Su Skype con un miliziano dell’Isis

    — Che cos’è l’Isis, un anno dopo

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