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    Diritti umani a rischio

    Negli ultimi anni sono aumentati i Paesi ad alto rischio di violazione dei diritti umani. Ecco la classifica

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 5 Dic. 2013 alle 17:28 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:00

    Secondo l’azienda globale di analitica del rischio Maplecroft e il suo annuale “Human Rights Risk Atlas” i Paesi in cui si registra un alto rischio di violazione dei diritti umani sono aumentati notevolmente negli ultimi anni. 

    Valutando la violazione dei diritti umani in 194 Paesi del mondo secondo 35 diversi indicatori, Maplecroft nel 2008 aveva classificato 20 Paesi come quelli con “rischio estremo” di abusi di diritti umani. Quel numero oggi è salito a 34.  

    La Siria, l’Egitto, la Libia, il Mali e la Guinea Bissau sono quelli che hanno assistito alla più grave degenerazione del rispetto dei diritti dell’uomo negli ultimi anni. 

    A causa delle violente repressioni delle proteste e della guerra civile, la Siria è la prima in classifica. Il Sudan è al secondo posto, seguito dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Pakistan.

    Tra i primi dieci anche le Nazioni dell’Africa sub Sahariana quali la Somalia (al quinto posto) e la Nigeria (al decimo), principalmente per la perpetrazione di violenze sessuali e per conflitti etnici.

    Ma queste non sono le uniche cause dell’alto rischio di violazioni: nelle economie emergenti gli abusi più atroci avvengono sul luogo di lavoro.

    “Dal 2008, la crescita economica globale e gli investimenti sono rivolti verso i nuovi mercati, stimolando in questi Paesi la domanda di lavoratori a basso costo, di acqua, di terra e di altre risorse naturali”, ha dichiarato Lizabeth Campbell, direttrice Maplecrof del dipartimento Rischio sociale e Diritti Umani. “In queste economie, i diritti dei lavoratori continuano a essere compromessi”.

    Tra i Paesi in cui i cittadini non corrono quasi mai il rischio che i propri diritti siano infranti, invece, ci sono quelli scandinavi: Danimarca, Norvegia, Finlandia e Svezia sono le ultime della lista, classificate come “a basso rischio”. Gli Stati Uniti, con un rischio “medio”, sono al 139esimo posto tra i 197 Paesi.

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