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    Zerocalcare, l’appello per i curdi del Rojava: “Hanno sconfitto l’Isis, difendono la democrazia. Non lasciamoli soli”

    In un'intervista a Repubblica, il fumettista difende l'esperienza dei curdi nella Siria del nord

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 8 Ott. 2019 alle 11:31 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:16

    L’appello di Zerocalcare per i curdi del Rojava lasciati “soli” da Trump

    “Un sistema di vita e di convivenza che qua non racconta mai nessuno perché fa più click uno che sega la capoccia a un altro”, così Michele Rech, in arte Zerocalcare, definisce il Rojava, la regione a nord della Siria che il presidente Usa ha lasciato in balia della Truchia di Erdogan, ritirando le proprie truppe dal Paese.

    I curdi sono stati lasciati al proprio destino e Erdogan ha già minacciato una rappresaglia contro il popolo curdo.

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    “Mi sembra incredibile che il Rojava possa finire di nuovo nelle mani dell’ Isis, il pelo sullo stomaco dei nostri politici e il fatto che nessuno gliene chieda conto”, dichiara Zerocalcare in un’intervista a Repubblica.

    Il fumettista di Rebibbia è sempre stato vicino alla causa dei curdi del Rojava, tanto da dedicare al tema un viaggio e un libro, Kobane calling, pubblicato nel 2015 dopo l’esperienza di Zerocalcare a Kobane, città simbolo della resistenza curda.

    Nell’intervista Zerocalcare racconta che, dopo aver appreso del via libera americano a Erdogan per entrare nella Siria del Nord, ha pensato subito alle donne, che occupano ogni municipalità del Rojava e che “combattono la violenza sulle donne”, racconta.

    “C’erano anche nel cantone di Afrin due anni fa, prima che entrassero i militari turchi. Ora non ci sono più. I turchi hanno distrutto tutto quanto i curdi avevano costruito, hanno di fatto realizzato una sostituzione demografica e consegnato il territorio di nuovo in mano ai jihadisti. L’ idea che tutto il resto del Rojava possa fare la stessa fine e ricominciare con la Sharia per me è incredibile”, dice Michele Rech.

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    Per Zerocalcare il Rojava è “l’unico esperimento di democrazia nel giro di decine di migliaia di chilometri quadrati. Quando Assad ha cominciato a perdere il controllo della Siria del Nord, la popolazione, che è fatta di curdi, ma anche di assiri, turkmeni, yazidi, arabi, si è data una forma di autogoverno che è basata sulla convivenza e la libertà”.

    “Hanno abolito i matrimoni combinati, i matrimoni tra ragazzini, hanno stabilito che tutte le amministrazioni venissero gestite da un uomo e da una donna insieme. Nessuna donna può essere assoggettata agli ordini di un uomo. Parlano di ambiente, ecologia, stanno studiando come sviluppare le energie pulite e usare il petrolio solo per gli usi bellici”, spiega ancora Zerocalcare.

    “Hanno fatto della convivenza religiosa il fondamento della loro organizzazione. Le strade dei cantoni curdi erano un mosaico di culture e religioni”.

    “A Tell Abyad il sindaco era un turkmeno col turbante e la barba bianca, un uomo di modi”, racconta Rech.

    Il 19 luglio scorso la rivista Internazionale ha pubblicato l’ultimo fumetto di Zerocalcare dedicato ai curdi della Siria del Nord, e in particolare a Lorenzo Orsetti, il combattente toscano morto a marzo 2019, che si era unito alle truppe del Rojava per aiutarli a combattere il gruppo Stato Islamico.

    “Il Rojava è l’ unico esperimento di democrazia nell’area: abolite le nozze combinate si parla di ecologia” dice ancora l’artista parlando della regione siriana, che ora, stando a quanto riporta l’Associated press, sarà invasa da Erdogan, il quale ha intenzione di creare una zona cuscinetto tra il confine turco e le aree controllate dalla milizia curda delle Unità di protezione popolare (Ypg), che erano state sostenute dagli Usa per sconfiggere l’Isis.

    Ma per Zerocalcare i curdi del Rojava non si erano mai fatti illusioni rispetto alla presenza americana.

    “Non credo che si siano mai fatti grandi illusioni sul ruolo degli americani in quella regione”, dichiara Rech. “Hanno molto chiaro che le loro alleanze sono con i popoli, non con i governi. Gli amici dei curdi sono le montagne, non sono quasi mai gli Stati. Ma questo non significa che dobbiamo stare zitti: i curdi hanno combattuto e sconfitto l’Isis, difendono la democrazia, non possiamo voltargli le spalle, lasciarli soli”, dice Zerocalcare, e lancia un appello.

    “Non lasciamo che Kobane torni in mano allo Stato islamico”.

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