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    Trump minaccia di tagliare fondi umanitari ai palestinesi: cosa sta succedendo

    Il presidente degli Stati Uniti ha minacciato di tagliare alcuni fondi alla Palestina. Nel frattempo la situazione a Gaza è sempre più drammatica. Tutto quello che c'è da sapere

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 3 Gen. 2018 alle 17:12 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:26

    Donald Trump ha alzato il livello dello scontro con la leadership palestinese, minacciando di tagliare alcuni fondi delle Nazioni Unite destinati alla Palestina se quest’ultima non accetterà di riprendere i colloqui di pace con Israele.

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    In un tweet pubblicato sul suo profilo martedì 2 gennaio, Trump ha scritto che gli Stati Uniti “pagano ai palestinesi centinaia di milioni di dollari all’anno senza ricevere alcun apprezzamento o rispetto”, per poi affermare che i palestinesi “non vogliono nemmeno negoziare un accordo di pace [con Israele] atteso da molto tempo”.

     

    In un secondo tweet postato nella serata del 2 gennaio, Trump ha rincarato la dose accusando la leadership palestinese di non voler cooperare per il raggiungimento di un accordo di pace:”Noi abbiamo tolto dal tavolo Gerusalemme, la parte più difficile del negoziato, ma Israele, per questo, avrebbe dovuto pagare di più. Ma con i palestinesi che non vogliono più parlare di pace, perché dovremmo fare loro uno di questi enormi pagamenti in futuro?”

     

     

    Il taglio di finanziamenti di cui parla il tycoon, annunciato anche dall’ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu, Nikki Haley, si riferisce ai fondi che gli Stati Uniti destinano alla UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi.

    Uno dei principali beneficiari dei finanziamenti statunitensi sono le forze di sicurezza dell’Autorità palestinese, che cooperano con le loro controparti in Israele. Il finanziamento americano per i palestinesi è di 260 milioni di dollari, con ulteriori 50 milioni utilizzati per sostenere i servizi di sicurezza palestinesi.

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    L’UNWRA, attraverso un suo portavoce, ha fatto sapere di non essere stata informata di alcun cambiamento nella politica o nei finanziamenti degli Stati Uniti all’agenzia.

    Questi fondi che l’UNWRA destina alla Palestina hanno in realtà anche lo scopo di sostenere l’addestramento per le forze di sicurezza palestinesi che si occupano della prevenzione del terrorismo. Per questo motivo, l’iniziativa del presidente degli Stati Uniti sembra andare contro gli interessi della stessa Israele sia in termini di sicurezza, sia dal punto di vista diplomatico.

    Una simile escalation nei toni e nelle scelte politiche rischia infatti di rendere sempre più difficile il raggiungimento di un accordo di pace, in un clima reso incandescente da quando il tycoon ha deciso di spostare l’ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme.

    Non a caso, la risposta del presidente palestinese Mahmoud Abbas, arrivata tramite un suo portavoce, non si è fatta attendere ed è stata particolarmente dura: “Gerusalemme è la capitale eterna dello stato della Palestina e non è in vendita per oro o miliardi”.

    Inoltre, secondo quanto riporta il The Guardian, vi sono prove di movimenti crescenti nella società palestinese non solo per boicottare i contatti diplomatici con l’amministrazione Trump, ma anche per tagliare i legami con le ONG che ricevono finanziamenti dagli Stati Uniti.

    Fonti del quotidiano britannico riportano inoltre che le autorità palestinesi si aspettavano, dopo l’annuncio di Gerusalemme capitale di Israele, che Trump potesse utilizzare il credito acquisito con Netanyahu per estorcergli alcune concessioni nei confronti della Palestina. Trump stesso avrebbe fatto questa promessa al presidente palestinese Abbas in una telefonata.

    I tweet del 2 gennaio e la minaccia di tagliare i fondi UNWRA segnano invece un inasprimento delle posizioni statunitensi verso la leadership palestinese e palesano la totale indisponibilità ad assumere una posizione di mediazione da parte dell’amministrazione Trump.

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