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    Cosa cambia nelle relazioni tra Russia e Turchia dopo l’omicidio dell’ambasciatore russo ad Ankara

    L'uccisione del diplomatico potrebbe far tornare la tensione tra Mosca e Ankara e mettere a rischio l'accordo su Aleppo

    Di TPI
    Pubblicato il 19 Dic. 2016 alle 19:54 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:34

    I rapporti diplomatici tra Russia e Turchia, già messi a dura prova lo scorso anno, rischiano di imbattersi in un nuovo ostacolo dopo che un uomo ha ucciso l’ambasciatore russo Andrei Karlov ad Ankara, sparando alcuni colpi di pistola contro di lui all’interno di una galleria d’arte della capitale turca. Secondo quanto riportato dai media l’assassino è il poliziotto turco Mevlut Mert Altinas, a sua volta ucciso dalle forze speciali turche sul luogo dell’attentato.

    Un video dell’uomo durante l’omicidio mostra che questo ha urlato “Non dimenticate Aleppo”, quindi il suo gesto sembra riconducibile a un movente politico che ha al centro la Siria, dove le forze aeree russe appoggiano il presidente siriano Bashar Al-Assad contro i ribelli. Martedì 20 dicembre 2016 il ministro degli esteri turco avrebbe dovuto recarsi a Mosca per discutere della crisi in Siria con il suo omologo russo e iraniano. 

    La guerra in Siria, in corso dal 2011, vede i due paesi su fronti contrapposti. La Russia sostiene il regime di Bashar al-Assad nella sua lotta contro i ribelli, mentre la Turchia invece ha sostenuto alcuni gruppi ribelli siriani ed è intervenuta nel conflitto lungo il confine con la Siria per contenere le forze curde, che vede come un’estensione del Partito dei lavoratori del Kurdistan.

    La situazione tra Mosca e Ankara ha iniziato a farsi tesa dopo che a novembre 2015 la Turchia ha abbattuto un jet militare russo al confine con la Siria, sostenendo che questo avesse violato lo spazio aereo turco. In risposta a quella vicenda, la Russia ha posto un embargo sui beni turchi e le esportazioni turche in Russia sono diminuite per un valore totale di 737 milioni di dollari.

    Il clima tra i due paesi sembrava essere migliorato nel corso di quest’anno, anche grazie alle scuse del presidente turco Recep Tayyip Erdogan a giugno 2016, ma l’uccisione dell’ambasciatore russo ad Ankara – il primo assassinio di un importante diplomatico russo dal 1927 – potrebbe riaprire nuovamente la questione spingendo i paesi a mettere in dubbio l’accordo per l’evacuazione dei civili da Aleppo est.

    La Turchia è un paese Nato, questo elemento rende improbabile che la Russia decida di intervenire militarmente nei suoi confronti. Ma Mosca potrebbe ricorrere ai suoi legami con la popolazione curda in Turchia e supportare le milizie curde che stanno conducendo attacchi nel paese. Sabato 17 dicembre un’autobomba ha provocato 13 vittime nel centro della Turchia, ferendo 55 persone. Mentre l’11 dicembre due bombe a Istanbul hanno ucciso 39 persone e questi ultimi attacchi sono stati rivendicati da un gruppo di miliziani curdi.

    Ma non è detto che la vicenda peggiori i rapporti tra le due nazioni. In un’intervista a SkyTg24 l’inviato speciale Onu Staffan De Mistura ha detto questo attacco potrebbe addirittura riavvicinare Mosca e Ankara, accomunate dal nemico comune del terrorismo.

    Dopo la ripresa dell’evacuazione dei civili di Aleppo est, il Consiglio di sicurezza Onu ha approvato lunedì 19 dicembre una risoluzione che prevede l’invio di osservatori internazionali che monitoreranno la fuoriuscita delle persone dalla zona della città che si trova sotto assedio. De Mistura ha rivendicato questo elemento come un fatto molto positivo e ha aggiunto che spingerà per una riapertura delle trattative sulla Siria tra le parti in conflitto l’8 febbraio 2017.

    — Leggi anche: Tutte le tappe del conflitto siriano dal 2011 a oggi

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