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    La corte arbitrale dell’Aia respinge le rivendicazioni della Cina sul mar cinese meridionale

    Nella disputa tra Pechino e Manila, il tribunale ha riconosciuto le ragioni delle Filippine, ma la Cina non intende riconoscere il verdetto

    Di TPI
    Pubblicato il 12 Lug. 2016 alle 16:17 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:13

    La corte arbitrale dell’Aia ha stabilito martedì 12 luglio 2016 che la Cina non ha alcun titolo storico sulle acque del mar cinese meridionale e che ha violato i diritti di sovranità territoriale delle Filippine, ma Pechino ha respinto il verdetto e liquidato il caso come una farsa.

    La Cina, che ha boicottato le udienze della corte, ha assicurato che ignorerà la decisione e che le sue forze armate difenderanno la sovranità e gli interessi marittimi cinesi nell’area.

    Immediatamente prima che la decisione venisse annunciata, l’agenzia di stampa cinese Xinhua aveva reso noto che un aereo civile cinese aveva testato con successo due nuovi aeroporti costruiti sulle contese isole Spratly.

    “Questa sentenza rappresenta un colpo legale molto serio alle rivendicazioni giurisdizionali cinesi nel mar cinese meridionale”, ha dichiarato Ian Storey, del ISEAS Yusof Ishak Institute di Singapore. “La Cina reagirà con rabbia in termini di retorica e probabilmente anche intensificando azioni aggressive in mare”.

    Gli Stati Uniti, che Pechino accusa di aver militarizzato la regione e inasprito le tensioni, ha chiesto a tutte le parti coinvolte (le Filippine e la Cina) di rispettare quella che è a tutti gli effetti una sentenza legalmente vincolare e di evitare provocazioni.

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