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    La Corsica preme per maggiori autonomie dopo la vittoria dei nazionalisti alle elezioni

    Credit: AFP PHOTO

    La coalizione nazionalista Pè a Corsica ha ottenuto uno storico 56,5 per cento alle elezioni regionali di domenica 10 dicembre, mentre il movimento di Macron si è fermato al 12,7 per cento

    Di Giuseppe Loris Ienco
    Pubblicato il 11 Dic. 2017 alle 15:26 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:12

    I nazionalisti della Corsica hanno chiesto al governo di Parigi maggiori autonomie dopo la grande vittoria alle elezioni regionali di domenica 10 dicembre.

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    Nel secondo turno delle elezioni, la coalizione nazionalista Pè a Corsica ha ottenuto uno storico 56,5 per cento dei voti.

    Un risultato molto più alto rispetto a La République en Marche del presidente francese Emmanuel Macron, che si è fermato al 12,7 per cento. Più del 47 per cento dei cittadini corsi aventi diritto non ha votato.

    Come la Catalogna, la cui richiesta di indipendenza dalla Spagna ha scatenato una crisi che ha coinvolto tutta l’Europa negli ultimi mesi, la Corsica nutre da anni ambizioni separatiste.

    A differenza della ricca e autosufficiente regione spagnola, però, l’isola francese a nord della Sardegna dipende in gran parte dai finanziamenti di Parigi.

    Proprio per questo motivo, gli esponenti di Pè a Corsica insistono nel dire che ciò che chiederanno a Macron non è l’indipendenza, ma una maggiore autonomia dal potere centrale.

    Un’autonomia che passa per tre richieste fondamentali: lo status di co-ufficialità della lingua corsa, l’amnistia per i nazionalisti in prigione considerati “prigionieri politici” e il riconoscimento di uno statuto di residenza speciale per contrastare la speculazione immobiliare nella regione.

    Secondo i sondaggi la maggior parte dei 330mila abitanti della Corsica non vuole l’indipendenza dalla Francia.

    Il presidente Emmanuel Macron non ha mai espresso la volontà di aprire un confronto con i separatisti corsi, ma il risultato alle elezioni regionali di ieri potrebbe costringerlo ad un dietrofront.

    Tuttavia, Parigi ha già reso noto che l’opzione indipendentista non è sul tavolo: “Il progetto dei nazionalisti per la Corsica è ambizioso ma non concerne l’indipendenza. È necessario un dialogo responsabile e ragionevole tra i nuovi eletti e lo stato”.

    “Solo un dialogo costruttivo sbloccherà le misure per l’emancipazione economica, ambientale e sociale richieste dalla Corsica e dai suoi abitanti”, si legge nella nota diffusa dall’Eliseo.

    La storica vittoria dei nazionalisti nel voto di ieri è il frutto degli sforzi in campagna elettorale della coalizione formata due anni fa dagli autonomisti di Gilles Simeoni, presidente del Consiglio regionale della Corsica, e dagli indipendentisti di Jean-Guy Talamoni, speaker all’Assemblea regionale.

    “Parigi deve fare i conti con questo risultato”, ha detto Simeoni dopo l’ufficialità dell’esito delle urne.

    Come si legge sul quotidiano britannico “The Guardian”, Talamoni ha invitato il governo francese ad “aprire rapidamente i negoziati” per evitare accese proteste da parte dei cittadini dell’isola natale di Napoleone Bonaparte.

    Per decenni la lotta per l’autonomia della regione ha seminato terrore e violenza non solo in Corsica, ma anche nella Francia continentale.

    Nel febbraio 1998 il prefetto della Corsica, il parigino Claude Erignac, fu ucciso a colpi d’arma da fuoco ad Ajaccio, il capoluogo regionale, mentre stava andando a un concerto con la moglie.

    Solo due settimane prima il Fronte di liberazione nazionale corso (FLNC), gruppo militante indipendentista corso, aveva interrotto una tregua armata durata sette mesi.

    L’omicidio di Erignac fu poi rivendicato da un gruppo anonimo, per il quale il prefetto parigino rappresentava “lo stato coloniale che non voleva ascoltare le richieste dei nazionalisti”.

     

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