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    Coronavirus, scienziati Usa: “Così è mutato diventando più infettivo”

    Aeroporto di Malpensa. Credit: ANSA / MATTEO BAZZI
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 15 Giu. 2020 alle 19:25

    Coronavirus, scienziati Usa: “Così è mutato diventando più infettivo”

    Una nuova mutazione del Coronavirus, diffusa e sviluppata in Europa, ha reso il Sars-Cov2 più epidemico. A dimostrarlo è uno studio dello Scripps Research Institute, in Florida. La ricerca non è stata ancora pubblicata su nessuna rivista scientifica, ma il suo contenuto è stato caricato sulla piattaforma Biorxiv e riportato dalla Cnn. Il virus risulta mutato nella proteina Spike, quella che usa per entrare nelle cellule e dunque infettarle. I ricercatori hanno osservato che questa mutazione, identificata attraverso il codice D614G è diventata dominante.

    “I virus con questa mutazione sono risultati molto più infettivi di quelli senza nei nostri esperimenti condotti in provetta su cellule umane”, ha dichiarato all’emittente americana il virologo Hyeryun Choe, tra gli autori principali dello studio. Proprio questa mutazione, secondo gli esperti, avrebbe provocato l’elevato numero di contagi negli Usa e in America del Sud. “La mutazione Spike D614G è di urgente preoccupazione”, si legge nello studio, “ha iniziato a diffondersi in Europa all’inizio di febbraio, e quando introdotto in nuove regioni diventa rapidamente la forma dominante. Inoltre, presentiamo prove di ricombinazione tra ceppi circolanti localmente, indicativi di infezioni da ceppi multipli”. I ricercatori aggiungono: “Data l’importanza vitale della proteina Spike sia in termini di infettività virale sia come bersaglio di anticorpi, abbiamo sentito l’urgente necessità di una pipeline di ‘allarme precoce’ per valutare l’evoluzione della pandemia”.

    La mutazione “era stata precedentemente identificata con degli studi di sequenziamento genico come una variazione che stava diffondendosi tra i virus circolanti”, come ha spiegato all’Agi Giovanni Maga, direttore direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm). “Era comparsa in alcuni virus cinesi, era diventata abbastanza comune e poi in Europa, e adesso si cominciava a riportare anche negli Stati Uniti e proprio il fatto che fosse così diffusa, suggeriva che potesse dare un certo vantaggio al virus”.

    I risultati dello studio eseguito in Florida hanno dimostrato che questa mutazione “rendeva più stabile questa proteina [Spike, ndr] e quindi se ne poteva accumulare di più alla superficie del virus. Essendo questa la chiave che deve entrare nella serratura della cellula, più chiavi ci sono e più probabilità ci sono che quel particolare virus possa riuscire ad aprire la porta e infatti i ricercatori hanno dimostrato che questi virus con la proteina mutata erano capaci di infettare le cellule più facilmente”. Inoltre questa mutazione non cambiava la capacità del virus rispetto alla gravità della malattia e soprattutto non era in grado di diminuire la capacità degli anticorpi prodotti dall’organismo infetto di neutralizzare il virus. “L’unico vantaggio, ovviamente importante, è che questi virus sono in grado di diffondersi più facilmente”, ha concluso Maga, “anche se non causano una malattia più grave e sono sensibili comunque al nostro sistema immunitario e quindi anche in prospettiva ad un possibile vaccino”.

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